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A Verona sono infuriati con Fabio Grosso. Navigando sul web, leggo:
Il presidente Setti conferma Grosso. E poi trovo la risposta della Curva sud
“Ecco! questo è già un enorme errore, una grande cazzata, tenere un allenatore senza carattere (ma si sapeva prima che era così,qua lo avevamo sempre detto ancora prima del suo arrivo…bastava seguire un attimo il Bari lo scorso anno), un gioco che non esiste, numeri dell’ultimo mese impietosi, e una classifica che piange, anzi di più e aggiungiamoci che virtualmente siamo fuori dai playoff”
La Curva Sud invita i tifosi dell’Hellas Verona a non comprare i biglietti per Verona-Palermo ed invita gli abbonati a disertare lo stadio.
Quando ho letto questa notizia il mio primo pensiero è stato: bene, benissimo.
Siccome il 23 novembre, assieme ad un’altra parte della redazione, sarò al Bentegodi di Verona l’idea di uno stadio privo dei suoi sostenitori mi alletta moltissimo e questo per due ragioni: la prima perché in un clima così teso, senza sostenitori, il Palermo potrebbe approfittarne e dare la stoccata definitiva alla panchina di Grosso; la seconda perché ogni volta che vado a Verona mi ricordo quanto è successo nel lontano 23 aprile 2004. Ora vi racconto.
Si giocava la 39a giornata del campionato di Serie B, era un serale delle 20:30 e l’arbitro era il signor Rizzoli. Premesso che a Verona sono un pizzichino razzisti e soprattutto nutrono un grande astio per i colori rosanero, consapevoli di ciò arriviamo(io, Federico Orlando, il nostro editore e Ino Lo Biundo) allo stadio in automobile con largo anticipo. Parcheggiamo nel piazzale enorme nei pressi dello stadio e dopo aver ritirato gli accrediti entriamo al Bentegodi. Sorvoliamo sulla partita che il Palermo vince 2 a 1 con doppietta di Luca Toni dopo l’iniziale vantaggio degli scaligeri. Il bello o il brutto viene dopo. Finite le interviste e tutto ciò che c’era da fare, ci apprestiamo a tornare alla macchina: cena, albergo e l’indomani mattina volo di ritorno. All’uscita in un lungo viale che ci separa dal parcheggio vediamo un nutrito gruppo di ultras veronesi ma credendoci non identificabili ed assolutamente anonimi proseguiamo senza alcun timore. Ed invece ci avevano riconosciuto ed identificato, gia prima dell’inizio gara. Soprattutto il fotografo della squadra (Ino Lo Biundo) che quella sera viaggiava con noi, veniva raggiunto da un calcio nel sederino. Riusciamo a scappare, a raggiungere la macchina ma ci accorgiamo con grande amarezza che ci avevano tagliato tutti e quattro i copertoni, aperto il portabagagli da cui avevano sottratto un giubbotto. È stata una serata difficile,niente cena, niente albergo ed abbiamo raggiunto in tarda notte l’aeroporto grazie al passaggio della fidanzata (ora moglie) di Federico che abitava li, stipati in 6 in una macchina.
Ecco perché ogni volta che torno a Verona sto molto guardingo e l’idea di uno sciopero del tifo scaligero non mi dispiace affatto.
Quando dopo tre giorni è uscito in edicola il nostro settimanale Tifosi abbiamo raccontato queste vicissitudini ma soprattutto abbiamo goduto di una vittoria che ci spalancava le porte della serie A e ricordo ancora le parole di un collega che disse “Se Dio c’è noi in A e loro in C”
Di seguito alcune foto della partita e parte dell’articolo pubblicato
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