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Tifo d’altri tempi a Livorno: appartenenza, fratellanza ed antifascismo

Livorno, città portuale a vocazione operaia tra le più importanti d’Italia, e centro industriale di rilevanza nazionale, prima di iniziare un declino non dissimile da quello del resto della penisola, forse anche più grave, tanto da essere riconosciuta nel 2015 come “area di crisi industriale complessa”. Una città in cui è forte il senso d’appartenza dei suoi abitanti (in maggioranza lavoratori del porto) verso una città considerata l’angolo del socialismo in Italia e verso la sua squadra di calcio: l’Associazione Sportiva Livorno. Una città calorosa, che per il modo di vivere è molto simile al sud Italia.

Non a caso gli ideali di gran parte della città, si riflettono in quelli della tifoserie labronica, che ha rappresentato per molto tempo un esempio per i giovani che via via si avvicinavano al calcio e al mondo ultras e un baluardo contro ideologie di destra, xenofobe e nazionaliste che hanno preso piede all’interno di buona parte delle tifoserie italiane dagli anni ’80, rappresentando un’emergenza sociale. Risale al 1976 la fondazione di un vero e proprio movimento ultras a Livorno, che si sviluppa nel corso degli anni, fin quando nel 1999, dalla fusione fra varie fazioni della curva dello stadio Armando Picchi, nacquero le Brigate autonome livornesi, che daranno grande linfa ed organizzazione al tifo labronico, diventando un esempio per molte tifoserie. Proprio per omaggiare le Bal, Cristiano Lucarelli (calciatore-ultras livornese) ha indossato il numero 99 sulla maglia, diventando l’emblema della tifoseria toscana sul rettangolo di gioco.

Le Bal sono state fra i promotori dell’iniziativa “Fronte di resistenza ultras”  che si prefiggeva come fine quello di contrastare l’ideologia di destra e la violenza all’interno delle curve italiane. Il gruppo organizzato della tifoseria livornese pur essendo contrario alla violenza, è stato non a caso colpito negli anni da numerosissimi provvedimenti daspo, arrivando ad oltre 400 in un’unica stagione, che ne hanno di fatto decretato lo scioglimento ufficiale avvenuto nel 2003. La curva si è quindi spaccata in due gruppi principali: “Vecchie Origini Livornesi1915” e “Visitors1312”, che hanno deciso di dare un taglio netto col passato e con le attività politiche e sociali in curva.

Proprio per il suo impegno politico e di contrasto ad ogni ideologia e pratica xenofoba e fascista, gli ultras livornesi sono stati spesso vittime di aggressioni ed agguati da parte di soggetti ed ultras di vedute diverse. Uno su tutti, il barbaro tentativo di aggressione di massa tramite molotov del 30 gennaio 2006 a Roma, messo in atto da vari gruppi organizzati della Roma, con tanto di striscione rivendicativo da esporre in curva nel caso di riuscita. Per fortuna venne scoperto e sequestrato nel pre-partita, insieme a un borsone con 6 bottiglie molotov che avrebbero dovuto dare il là all’attentato. Attentato che la polizia è riuscita a sventare, cambiando all’ultimo il tragitto dei tifosi toscani e scortandoli lungo itinerari inconsueti. Fuori dallo stadio scoppiò comunque una sassaiola che non ha visto però feriti.

La curva romanista fu poi tappezzata da una miriade di effigi raffiguranti Hitler, Mussolini e vari simboli fascisti, e venne apposto uno striscione inneggiante alla camere a gas con riferimento ai tifosi di Lazio e Livorno.

Col tempo purtroppo, anche la tifoseria livornese ha perso il suo smalto, ma costituirà sempre un esempio per tutti coloro che vivono la curva come un luogo per sostenere la propria squadra del cuore, di socializzazione e fratellanza, non come occasione per fare teppismo, insultare e fare violenza contro qualcuno per la sua provenienza, il colore della pelle o le sue idee. Chiunque oggi non voglia lasciare la golden share delle curve a soggetti intolleranti e violenti, deve seguire la strada tracciata dalla tifoserie livornese e da altre in Italia e nel mondo.