Dagli inglesi ad Arkus molte parole, pochi euro, così è morto il Palermo.
Quella della società di viale del Fante è stata un’agonia lunga sei mesi. Dagli inglesi ad Arkus, tante parole e pochi spiccioli versati.
Le carte che dimostrano come la cessione del club sia avvenuta sulla base di garanzie labili.
Non risultano pagati gli stipendi ai calciatori e adesso si riaffaccia l’ipotesi fallimento. Con Ferrero e Cairo alla finestra.
Sport Capital aveva annunciato un aumento di capitale sociale mai avvenuto;
degli stipendi ai calciatori promessi da Tuttolomondo ancora non c’è traccia.
I 2,8 milioni di euro di Mirri immessi nei mesi scorsi nelle casse sociali rischiano adesso di diventare carta straccia.
Torna lo spettro crac; alta tensione nel Cda e i tifosi sono in rivolta.
Albanese:«La situazione è seria e grave. Dobbiamo affrontare un problema e mi preoccupa».
Abbiamo chiesto alla proprietà di presentare gli estratti conto dei bonifici degli stipendi. I libri in tribunale? Faremo tutti i passaggi necessari»
De Angeli: “Non conoscevo i Tuttolomondo. Si sono presentati con le garanzie e ho ceduto la società”.
Questi i titoli di Repubblica, oggi in edicola, che descrivono la drammaticità della situazione del club rosanero, alle soglie di un nuovo fallimento.
Un passaggio importante, le parole della signora De Angeli, che cerca disperatamente di chiarire la sua posizione dopo le accuse ricevute in questi mesi. (Ci riuscirà?)
“Non li conoscevo…Quando ho scelto di assumere il controllo della società mi sono esposta. Se in una società le cose vanno male io che l’ho amministrata vado nella m… Chi fallisce va nella m… e rischiatantissimo. Faccio calcio da 32 anni e da 17 anni sono nel Palermo: non abbiamo mai avuto questi problemi, non capisco perché ve la prendiate con me? Ci sto mettendo la faccia, ma adesso sono una dipendente. Con voi chi c’è adesso a parlare: Tuttolomondo o io?”.
.
Altre news
Palermo, attesa per Di Francesco: a Modena rientro da titolare?
VIDEO – Storie Rosanero, i bomber di un Palermo che fu: Calloni e De Rosa
Palermo, non è sempre colpa della sfortuna