Nel suo articolo su Repubblica, oggi in edicola, Valerio Tripi descrive una situazione davvero paradossale, dal pagamento delle utenze fino al problema più delicato e cioè il futuro dei 27 dipendenti che continuano ancora recarsi al lavoro presso gli uffici di viale del Fante obbligati, paradossalmente ad una timbratura digitale e cioè con le impronte digitali.
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Sistema che ha sostituito il vecchio cartellino, una manovra anti furbetti proprio da coloro che invece hanno dimostrato poca correttezza nei confronti di un’intera città.
Una situazione paradossale che si è acuita nel momento in cui è arrivata la PEC del comune che di fatto obbliga entro il primo agosto tutti i dipendenti a lasciare gli uffici. Se non lo faranno interverrà di forza la Polizia Municipale e dal 5 agosto chiuderanno lo stadio e tutto quello che contiene.
Da quel momento i dipendenti o i proprietari, per entrare allo stadio dovranno essere accompagnati proprio dai vigili o da qualche incaricato del comune. Ma la questione uffici, scrive Tripi, è ben poca cosa rispetto al futuro dei 27 dipendenti, che non hanno ovviamente ricevuto stipendio dal mese di aprile ma che continuano ad andare a lavorare e che fra qualche giorno rischiano pure di non poter più timbrare. Per questo una delegazione ha chiesto alla CGIL un consiglio su come comportarsi nel momento in cui entreranno in azione i vigili urbani visto che la vecchia proprietà non ha nessuna intenzione di abbandonare lo stadio ritenendo che dopo il ricorso al TAR, la posizione del Palermo sia sub iudice, cioè in attesa di giudizio.
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Enorme la preoccupazione fra i dipendenti che non sono stati ancora contattati nemmeno dalla nuova proprietà nell’ambito di quella clausola sociale, non vincolante, inserita nell’avviso pubblico da parte del sindaco. C’è chi addirittura sostiene che avendo la Arkus sede a Roma, qualcuno di loro potrebbe subire la richiesta di andare a lavorare nella capitale dall’oggi al domani.
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