La storia d‘amore di Vincenzo Maggio per il Palermo nasce 34 anni fa. Aveva solo 2 anni quando il padre cominciò a portarlo con sé allo stadio. Vincenzo però era un bambino speciale: affetto da tetra paresi spastica, aveva già imparato a lottare ed a non arrendersi mai, neppure ad un destino che avrebbe voluto inchiodarlo su una sedia a rotelle:
“Questa passione me l’ha trasmessa mio padre. Sin da piccolissimo ho condiviso con lui questo amore per il Palermo, anche se i ricordi più nitidi iniziano dopo i 7 anni. Capitava a volte che per scherzare mi diceva che non potevamo andare a causa del maltempo, io ovviamente protestavo, perché già da allora niente e nessuno poteva tenermi lontano dal Palermo.”
Cosa significa per te il Palermo?
“Per me è molto importante, nei momenti più tristi della mia vita, prima di dormire penso al Palermo, quando si è tristi si cerca di pensare sempre alle cose più belle. 28 anni fa, quando ero ancora sulla sedia a rotelle, ho avuto la fortuna di conoscere il Presidente Renzo Barbera. Fu il Presidente a notarmi, un giorno si avvicinò a me e dopo avermi sorriso, mi chiese cosa volessi come regalo. Visto che non potevo giocare a calcio, gli chiesi un pallone firmato da tutti i giocatori. Lui si segnò il mio numero telefonico ed un giorno mi chiamò per invitarmi a Villa Barbera e regalarmi il pallone firmato. Non dimenticherò mai l’emozione di quel giorno.”
La tua foto con Mirri ha spopolato su facebook, come è andata?
“Dopo il fallimento della vecchia società, la mia più grande paura era di rimanere un anno senza calcio. In Mirri però rivedo molti aspetti dello zio. Qualche domenica fa ho rivissuto le stesse emozioni di quando tanti anni fa incontrai Renzo Barbera. E’ stato lui ad avvicinarsi a me ed a mia figlia, dopo la gara con il Licata. Mi ha chiamato e quando ci siamo guardati, quel suo sguardo limpido ed i suoi occhi che brillavano mi hanno commosso. Ci siamo abbracciati e lui mi ha detto di non arrendermi mai. Poi abbiamo fatto una foto.”
Del vecchio Palermo cosa ricordi in particolare?
“La gara tra Palermo e Lodigiani del 1998. Fu la prima volta che vidi giocare Luca Toni, capii subito che era un grande calciatore. Dissi a mio padre che mi sarebbe piaciuto vederlo un giorno a Palermo. Così poi è stato. I primi anni di Zamparini furono davvero straordinari, acquistava grandi giocatori ed io ad ogni acquisto piangevo dall’emozione, per me vedere arrivare questi campioni al Palermo era davvero un sogno.”
La tua disabilità ha ostacolato la tua passione? Allo stadio, si potrebbe fare qualcosa di più per i disabili?
“La mia disabilità, fortunatamente, non mi ha mai impedito di seguire il Palermo. Da piccolo però ero sulla sedia a rotelle, vedevo dunque le partite da dietro la vetrata. Ora cammino con le stampelle e facendomi aiutare riesco a salire i gradoni ed a sedermi. Se devo percorrere lunghi tratti di strada diventa chiaramente molto faticoso, ma ho una grande forza di volontà e non mi arrendo perché su quella sedia non voglio più tornare. Quello che spero è che quando verrà rifatto lo stadio, Mirri possa riservare uno spazio idoneo per chi è costretto a stare sulla sedia a rotelle o quantomeno faccia abolire la vetrata che impedisce di vedere tutto il campo.”
La tua vita non è stata sempre facile, chi ti ha dato la forza per non arrenderti mai?
“Anche se sono stato sempre circondato dall’amore dei miei genitori e dei miei fratelli, ho avuto una vita particolarmente difficile e complicata. Dieci anni fa mi sono innamorato, ma il matrimonio non ha funzionato. Da quell’esperienza mi è rimasta mia figlia, il bene più prezioso della mia vita. E’ la mia principessa, il mio mondo, il mio tutto. Sono un padre single e Sofia vive con me. E’ un piccola tifosa rosanero e siamo legatissimi. In questi anni ho fatto semplicemente il padre, come fanno tutti i bravi papà ed è lei la mia forza. Ha 7 anni e da quando ne aveva 4 viene con me allo stadio, adesso è impaziente di seguirmi in trasferta. Le ho promesso che presto l’accontenterò. Mi emoziona tantissimo il suo entusiasmo per il Palermo perché mi ricorda come ero io da bambino. Mi dice sempre che vinceremo perché vuole vedermi sempre felice.”
Come ti sei organizzato per seguire il Palermo in trasferta?
“Grazie a Melissa Catanzaro del gruppo delle “Rosanerogirls”, che ha abbattuto tutte le barriere e mi fa sentire uno di loro. Devo ringraziarla, perché andare in trasferta è una sensazione bellissima, si incontrano persone che non si conoscono, ma che in quei momenti diventano fratelli rosanero. Vado in trasferta per amore del Palermo ed ogni volta trovo un’accoglienza fantastica da parte di tutti. Ringrazio anche i ragazzi della curva Nord12 e Giovanni Melignano, che tutti conoscono come Padre Pio per la sua lunga barba, un uomo dal cuore immenso e generoso, difficile da trovare, che mi tratta come un figlio. Le trasferte si vivono come se fossimo tutti una grande famiglia.
Questo senso di appartenenza lo dobbiamo al Presidente Mirri che ha riacceso in noi la passione e l’entusiasmo per i colori rosanero.”
C’è un sogno che vorresti realizzare?
“Premesso che lavorerei anche gratis per il Palermo, il più grande sogno della mia vita è quello di vivere un giorno intero con il Palermo. Insieme a mia figlia vorrei andare in trasferta con la squadra rosanero, che amo da tutta una vita e che da sempre mi è stata d’aiuto e di conforto nei momenti più difficili della mia esistenza.”
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