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Quelle tre finali di Coppa Italia gridano ancora vendetta

Il rigore inventato da Gonella, l’infortunio di Chimenti e le scelte sbagliate del 2011: quanti rimpianti.
A Palermo dire Gonella equivale ad una grossa offesa. Spieghiamolo ai più giovani.

Nella settimana in cui il calcio professionistico dedica tutta la sua attenzione alla Coppa Italia l’editoriale di Carlo Brandaleone sul Giornale di Sicilia oggi in edicola si sofferma sulle vicende rosanero relative a questa coppa che per il Palermo ha sempre rappresentato una sorta di incubo.

L’ultima, quella del 29 maggio 2011, resterà nella storia soprattutto per il grande esodo di tifosi palermitano all’Olimpico. Sul campo vinse l’Inter 3-1, un Inter stellare con un Eto’o devastante. Ma anche lì rimane l’amaro in bocca pensando che giocatori come Miccoli o Liverani restarono in panchina mentre altri come Acquah ed Hernandez furono titolari. Forse si poteva fare meglio scrive Brandaleone.

E si poteva fare meglio probabilmente anche il 20 giugno del ’79 quando i rosanero persero la finale a Napoli contro la Juventus. Alla fine del primo tempo il Palermo vinceva per 1-0 grazie al gol di Vito Chimenti che tuttavia durante l’intervallo restò negli spogliatoi sostituito da Osellame.
Su questa vicenda si discusse molto, si mormorò molto, si dubitò molto soprattutto se Chimenti si fosse fatto realmente male. La verità, scrive il giornale, è che per tutto il primo tempo Chimenti zoppicava ma nessuno se ne accorse.

Ma probabilmente la finale più amara resta sempre quella del ’74 giocata a Roma contro il Bologna. La finale dell’arbitro Gonella che si inventò un rigore in favore del Bologna per una non-spinta di Arcoleo a Bulgarelli, dopo che l’azione da gioco era nata da una rimessa laterale di Savoldi che invece era in favore del Palermo.
Ai rigori vinse il Bologna dopo gli errori di Vullo e Favalli.
A tutti sembrò un’ingiustizia come lo stesso Bulgarelli ammise anni dopo.
Quel signore di Renzo Barbera pagò lo stesso il premio ai giocatori e per anni il nome Gonella a Palermo fu un epiteto infamante.

Un terzino, Vullo, andò a tirare uno dei rigori ed oggi sul giornale si legge che fu Arcoleo (uno dei giocatori con migliore qulaità) a rifiutarsi perché, in occasione del non-fallo su Bulgarelli l’allora tecnico rosanero Viciani lo aveva molto strigliato.
Da quel momento Ignazio Arcoleo aveva perso quella lucidità necessaria per tirare il calcio di rigore. Se Viciani non lo avesse cazziato scrive Brandaleone, forse la finale sarebbe finita in modo diverso ed oggi nel nascituro museo rosanero sarebbe quello il trofeo più importante da esporre.
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