Non è mai facile digerire una sconfitta soprattutto quando questa avviene in una giornata che doveva essere esclusivamente di festa, in un derby e in uno scontro tra grandi squadre.
E l’Acireale ha dato una grande lezione di calcio ad un Palermo in difficoltà fisica, di uomini, e di idee… sconfitto e amareggiato in una giornata nera come il cielo del Barbera e i colori della maglia che ha accompagnato la squadra di Pergolizzi in questo cammino dilettantistico.
Perdere non fa mai piacere, e questa seconda sconfitta per i rosa-nero pesa con un macigno: arrivata ancora una volta tra le mura amiche e con un’avversaria di alto livello, prima Savoia, poi Acireale.
Ma mentre i campani sembravano avere spinto la gara sul binario della cattiveria, della tensione, di un “non-gioco” che anche nel calcio è contemplato, i granata hanno invece meritato la vittoria e hanno mostrato delle trame offensive ben costruite e congegnate, sono stati decisamente più squadra.
Forse al Palermo gli alibi sono terminati, ma è pur vero che si vuole trovare un colpevole a tutti i costi.
Perché forse è questa la dura ed amara verità: il Palermo deve vincere questo campionato. I tifosi si ergono a giustizieri perché sanno cosa significa vedere sfumare in un colpo solo le vittorie, i margini di vantaggio e gli obiettivi… e se il peggio sembra passato forse del presente non vi è certezza.
E quindi parte il toto colpevoli: il primo a cadere sulla graticola è Pergolizzi come ci hanno ben abituati, ma come oggettivamente si constata dalle ultime cattive prestazioni del Palermo.
Solo un particolare bisogna però aggiungere, le statistiche e la categoria di appartenenza: in rosa il Palermo possiede giocatori di qualità, a volte discontinui a causa della gioventù, e in serie D a volte serve essere meno belli e più concreti, cosa che il Palermo ha fatto spesso vincendo partite anche non brillando: 12 vittorie, 1 pareggio, 2 sconfitte.
Poi vi sono i troppi infortuni: scarsa la preparazione. La partenza a rilento ha tagliato le gambe a tutti, il rischio era dietro l’angolo e a voler far giocare sempre gli stessi, i migliori, quali talenti del calibro di Santana, il pericolo è quello dell’infortunio serio. In un’estate così rocambolesca una partenza a razzo è stata la cosa più inaspettata.
Infine una dirigenza che non sembra convincere: un Mirri che non ha la disponibilità economica necessaria ma che ha vinto un bando di concorso, allestito una squadra ottima, pagato un milione di euro per l’iscrizione (cosa inaudita per una squadra di questa categoria), e che sta cercando di far ripartire qualcosa che si era inceppato.
La pazienza ha un limite è vero, i tifosi non ne hanno più, ma disunirsi a che pro?
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