Il primo Natale non si scorda mai: la carta colorata dei regali, l’odore proveniente della cucina, il clima di festa e frenesia che si respira ovunque.
In questo ambiente abbiamo scandito gli attimi della nostra vita sotto ogni aspetto, anche quelli riguardanti il calcio: ci sono stati anni in cui per Natale il Palermo ha chiuso primo in classifica, altri anni in cui eravamo già condannati alla retrocessione, e altri ancora che sarebbero diventati memorabili in pochi mesi.
In ognuno di questi anni le cose in comune sono davvero poche, tanto da rendere il “Natale sportivo” di ogni anno nettamente differente da quello precedente e da quello che poi sarebbe giunto l’anno seguente. C’è però un unico denominatore comune che lega ognuna di queste ricorrenze annuali da un po’ di tempo a questa parte: Maurizio Zamparini.
Che ci piaccia o no, quest’uomo fa parte della storia del Palermo Calcio, sia nel bene che nel male. Ci sono stati anni in cui bastava che parlasse Zamparini perché tutti gli andassero dietro e lo acclamassero in totale fiducia, e altri in cui si stentava persino a credere ad una sillaba da lui pronunciata.
Il Natale in casa Palermo con Maurizio Zamparini non è mai stato noioso: esoneri, acquisti annunciati e mai arrivati, cessioni di società che si sarebbero rivelate nefaste per il destino del Palermo Calcio. Memorabili sono le sue dichiarazioni in questo periodo dell’anno per ogni singolo Natale in cui è stato proprietario, quando annunciava di aver già preso 2-3 giocatori della Nazionale maggiore del proprio paese, e aspettava ancora un po’ per dire i nomi, giusto per non farseli scappare.
Puntualmente, però, di tali giocatori non si vedeva nemmeno l’ombra, anzi: negli ultimi anni la tendenza è stata quella di vendere a gennaio giocatori forti, titolari nella propria Nazionale (si pensi a Quaison così come a Struna, senza dimenticare Pinilla).
Con Maurizio Zamparini il Natale non era tranquillo nemmeno per gli allenatori, che erano continuamente sottoposti a pressioni o a potenziali cambi di panchina estremamente frenetici. Per maggiori informazioni chiedere a Devis Mangia, che sta ancora tentando di digerire il panettone di otto anni fa.
Molti tifosi in questi giorni si chiedono se l’attuale proprietà sia all’altezza delle aspettative, e se davvero non sia il caso di rimpiangere Zamparini: secondo l’opinione di questi, infatti, malgrado le sue malfatte l’ex presidente friulano riusciva a garantire standard economici di tutt’altro livello rispetto a ciò che abbiamo a disposizione oggi. Molti, in sostanza, stanno iniziando a pensare che si stava meglio quando si stava peggio.
A scanso di equivoci è necessario fare chiarezza: non avverto minimamente la mancanza della vecchia proprietà. Seguendo i vecchi schemi imposti dalla precedente società, il Palermo ad oggi avrebbe sotto contratto almeno due allenatori, sul mercato ci sarebbe 1/3 della rosa, che naturalmente corrisponderebbe alla parte migliore dei giocatori a nostra disposizione.
No, non si stava meglio quando si stava peggio. Se si stava male prima un motivo c’era, e tale motivo era legato, tra le altre cose, ad una gestione scellerata della parte sportiva e tecnica. I continui esoneri, le continue cessioni senza rimpiazzi adeguati, la mancanza di costruzione di un progetto ci hanno relegato ad essere poco più che una comparsa in Serie A e una meteora in B.
Palermo sta bene così com’è, in mano a Mirri e Di Piazza. Senza alcun dubbio urgono rinforzi, urgono riflessioni sull’allenatore, urge un cambio di approccio alle partite di un certo livello: ciò che non urge, però, è la frenesia e la nostalgia immotivata. La nostalgia rievoca soltanto spettri del passato che ci fanno perdere il contatto con la realtà che ci circonda, e la frenesia porta a scelte grossolane e conseguentemente erronee.
Calma, pazienza e dedizione: sono questi i tre regali che il Palermo deve mettere sotto l’albero per ognuno dei componenti della rosa, dello staff tecnico e dirigenziale. Soltanto così riusciremo a raggiungere il nostro obiettivo.
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