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Coronavirus, Policlinico di Monza: “Anche gli asintomatici possono trasmettere il virus”

L’emergenza Coronavirus in Lombardia ha raggiunto livelli assolutamente drammatici. La Regione ha quindi arruolato anche le strutture private per garantire una pronta assistenza ai pazienti positivi al Covid-19.

Abbiamo raccolto la testimonianza di un dipendente del Policlinico di Monza, una struttura privata accreditata con il Servizio Sanitario Nazionale, che impiega una forza lavoro di circa 733 unità tra dipendenti e liberi professionisti.
“Svolgo la mia attività presso i Servizi Sanitari Ausiliari del Policlinico. Noi Ausiliari affianchiamo il Personale medico ed infermieristico. Ormai nei nostri reparti ci sono quasi tutti pazienti affetti da Coronavirus, arrivati qui da altri ospedali lombardi. I pazienti affetti da patologie cosiddette “normali” sono un numero esiguo e stati tutti trasferiti un ‘altra ala del Policlinico. La situazione è davvero pesante. Ci sono stati numerosi decessi. C’è molta paura perché siamo in prima linea e siamo esseri umani, ma ogni giorno ci fanno corsi di informazione su come vestirci, spogliarci, su come imbracarci e su come dobbiamo comportarci con il paziente.”

Quando è scoppiata l’emergenza nel vostro Ospedale?
“Ad inizio di marzo, ma il boom deve ancora arrivare. Infatti si sta lavorando per reperire altri ventilatori polmonari. Sicuramente in Lombardia siamo più avanti in tema di tutela sanitaria rispetto al Sud. Speriamo che in Sicilia non si arrivi ai numeri registrati qui. E’ stato assolutamente sbagliato l’esodo dei tantissimi meridionali verso le loro città d’origine. E lo dico da palermitano che da tanti anni vive al Nord. Sono andati giù con il rischio serio e concreto di contagiare parenti ed amici. Secondo me si raggiungerà un picco prima in Lombardia e poi progressivamente nel resto del Paese.”

Quali precauzioni siete tenuti ad osservare prima di iniziare il turno di lavoro?
“I pazienti sono stati suddivisi in “sospetti infetti” ed in “casi accertati”. I “sospetti” sono tutti sono isolati, uno per stanza. Quelli che invece hanno il coronavirus se non hanno problemi respiratori stanno nei reparti infettivi. Quando un “sospetto” passa a “caso accertato” si procede alla bonifica della stanza. Si tirano via le tende e si passa a sanificare ogni cosa, letto, comodino, pareti, bagno ecc. Prima di entrare in stanza indossiamo 2 divise, i calzari, la mascherina chirurgica con sopra la F2, la visiera, guanti sterili, che usano i chirurgi per operare, con sopra quelli monouso. Così imbracati spesso ci sentiamo mancare l’aria, perché quando si entra in reparto poi si non esce più ed il nostro turno di lavoro dura anche 12 ore. Con questa emergenza i più massacrati sono gli infermieri.”

Qual è l’aspetto più duro del vostro lavoro?
“Oltre la fatica, siamo provati anche psicologicamente per tutto quello che vediamo. E’ devastante vedere persone che da un momento all’altro vanno in insufficienza respiratoria e non ventilano più. Si devono pronare immediatamente, cioè metterli a pancia in giù, e muoverli ogni due ore. Se non si riesce a farli respirare autonomamente si devono subito intubare. Non è una semplice influenza. Il virus provoca una polmonite interstiziale, che è sempre esistita, ma era una patologia rara. Il virus può colpire tutti, non solo gli anziani, ma anche i giovani. Ci sono ragazzi di diciassette anni intubati, ragazzi che vanno direttamente in terapia intensiva. Siamo mentalmente distrutti, gli ammalati di coronavirus sembrano pupazzi di pezza!”

Con questa emergenza, si rischia di trascurare i pazienti affetti da altre patologie?
“Da noi c’è una sala di terapia intensiva con 10 posti letto, ma è stata allestita una terapia intensiva per i pazienti non affetti da virus.“

Secondo te qual è la causa principale di questa incredibile diffusione?
“Gli asintomatici. Chi presenta i sintomi automaticamente va in quarantena e segue il protocollo stabilito per i pazienti potenzialmente affetti dal coronavirus. Quelli asintomatici stanno bene, ma senza saperlo hanno il virus e lo trasmettono agli altri. Vorrei lanciare un messaggio alla gente: è necessario restare a casa, non sapete se avete il virus e se lo state portando in giro. Io, ad esempio, non abbraccio mia figlia da 2 settimane. E’ stato un gravissimo errore permettere le partenze dalla Lombardia, sono andati ad infettare le famiglie, i genitori, i nonni. Gli effetti si vedranno, purtroppo, tra qualche giorno.”

 
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