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“La Cina insegna. La Serie A non ripartirà”

Come si può giocare se nemmeno la scuola riapre?
All’Udinese noi dirigenti ci siamo tagliati lo stipendio, i calciatori non hanno capito la crisi

Questo il titolo di Repubblica, oggi in edicola.

L’intervista di Emanuele Gamba con il capo dell’area tecnica dell’Udinese, Pierpaolo Marino.

Vi riportiamo alcuni passaggi dell’intervista che potete trovare integralmente su Repubblica, in edicola
“.. sono molto preoccupato, e faccio una valutazione che va oltre questa stagione e si proietta già sulla prossima, la cui integrità vedo in pericolo. La situazione è un poco migliorata, ma stiamo combattendo contro un nemico che sta vincendo: non si può pensare che basti l’abrogazione di un decreto per riprendere come niente fosse… Ho sempre fatto riferimento a quello che accadeva in Cina, già a fine febbraio mi ero reso conto di ciò che sarebbe successo: a quell’epoca, i cinesi stavano uscendo dal contagio eppure nessuna squadra era in ritiro e non c’era nessuna data per l’inizio del campionato. Quando da noi si discuteva se giocare a porte aperte o chiuse, io dicevo che stavamo per entrare in un film apocalittico, e nessuno se ne rendeva conto. La Cina è due mesi e mezzo avanti a noi come esperienza di coronavirus, ma non mi risulta che abbia ancora deciso come e quando tornare a giocare… ho una posizione personale che non è quella dell’Udinese. Non sono nemmeno il dirigente che rappresenta il club in Lega. Per me questa stagione ormai non vale più, è un anno di lutto e basta. Nessuno si ricorderà di chi ha vinto o perso questo che resterà nella memoria come il campionato del coronavirus. Non riesco a pensare al calcio che riprende dentro stadi spettrali.. Non si riesce a programmare l’attività scolastica, come si può pensare a quella calcistica? Riparliamone quando ci sarà la possibilità di riprendere gli allenamenti a pieno regime. Al calendario mi dedicherò quel giorno lì. Oggi non dobbiamo pensare a ricominciare il prima possibile, ma a ricominciare. Che è ben diverso… calciatori sensibilizzati sulla crisi? No, non lo sono ancora. Mi preoccupo molto quando sento parlare i rappresentanti dell’Assocalciatori”.
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