Quando si parla di emergenza economica: è questo che s’intende. Ed in Sicilia forse si fa sentire ancora di più; una terra che vive di turismo e ristorazione, costretta a vedere le saracinesche abbassate e i sogni infranti di generazioni che portavano avanti le loro attività o di padri che non riescono a sfamare i propri figli.
Questa è la storia di Giacomo Ferruggia, narrata da Repubblica, che ha aperto “Mordi e Fuggi“, una friggitoria su cui ha costruito il suo riscatto sociale. Mai avrebbe immaginato che si sarebbe trovato costretto a chiedere aiuto alla sua famiglia per fare la spesa, in questo momento di piena emergenza.
Un’emergenza che lo ha lasciato senza soldi e con i debiti che si accumulano. La sua storia è stata ascoltata da “Cassaro d’amare” che ha raccolto l’appello dei negozianti che si sono trovanti sull’orlo della povertà.
Sulle panelle e sulle crocché, tradizione di famiglia, Giacomo aveva investito, scommettendo sul turismo. Un’idea fondamentalmente non scorretta, perché fino all’arrivo del virus tutto sembrava andare per il verso giusto, i clienti non mancavano e Giacomo riusciva a pagare tutto. Adesso aspettava soltanto il suo momento migliore, l’estate.
“La primavera e l’estate sono le nostre stagioni, le giornate sono lunghe e restavamo aperti fino a tardi. La gente si fermava a mangiare un panino, un’arancina mentre faceva una passeggiata. Molti turisti e palermitani avevano riscoperto il centro storico“.
Adesso la speranza di Giacomo e che tutto torni come prima e che possa tornare a friggere panelle come un tempo.
L’altra storia è quella di Gaetano Romeres costretto a dovere chiudere “La Casa del Brodo“, ristorante di famiglia dopo 130 anni. Un’attività che nemmeno la guerra era riuscita a piegare. Una locanda che ormai faceva parte della geografia cittadina: prima era situata sul vicolo Paterna che portava dritto in Vucciria, dal 1998 il locale ha invece subito una ristrutturazione che ha portato l’ingresso dal Cassaro pedonale.
Adesso con questo stop forzato il timore che la “Casa del brodo” non riapra più è davvero reale. Il problema più grande oltre alle liquidità da pagare riguarderanno le norme di distanziamento sociale da rispettare e il calo di richieste a cui il ristorante dovrà sicuramente fare riscontro.
“La casa del Brodo ha 15 tavoli 80 per 80: tavoli nei quali è impossibile mantenere la distanza; con le nuove regole di tavoli non potrebbero essercene più di tre o quattro. Non siamo nelle condizioni di garantire una riapertura rispettando le norme di sicurezza che sicuramente saranno imposte- dice- ammesso che io trovi i soldi per ripartire“.
La triste storia di due realtà siciliane costrette dal virus a combattere duramente con un’emergenza economica senza precedenti.
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