Barbara Brusca, ricercatrice palermitana, ma anche fotografa freelance in giro per il mondo, è attualmente bloccata in Cile su una barca a vela, in seguito al blocco mondiale imposto dalla pandemia da Covid-19.
A raccontare la sua storia è PalermoToday, che nel corso di una lunga intervista mostra tutta la forza della giovane ricercatrice e le difficoltà portate da una convivenza forzata su una barca a vela.
La giovane ha iniziato il viaggio nello scorso dicembre dalla Spagna, a bordo della Copernico-Doblon, viaggiando per gran parte del Sud America fino ad arrivare in Cile, dove è attualmente bloccata fin dai primi giorni di pandemia globale.
“In quei giorni eravamo lontanissimi dalla civiltà e dalla pandemia, ma grazie al telefono satellitare ci arrivavano notizie di familiari che ci avvisavano della chiusura dei porti cileni. Così, abbiamo deciso di fare rotta verso Nord per avvicinarci a grandi città portuali e all’aeroporto internazionale di Santiago del Cile, dove l’equipaggio avrebbe potuto prendere un volo per rimpatriare. Dopo circa 600 miglia nautiche, il 7 aprile arriviamo al porto di Quintero, nella regione di Valparaiso in sette: tre spagnoli (Pedro, Moni e Javi), una palermitana (io), un argentino (Leo), due cileni (Santi e Victor) e un cane di nome Allegria. Stavamo bene ma avevamo la necessità di fare il carico di acqua, gasolio e viveri. Appena ci siamo messi in contatto radio con la capitaneria di porto, ci hanno avvisati che avremmo dovuto fare un controllo sanitario per poter sbarcare, anche se praticamente noi eravamo in quarantena da un mese e stavamo bene. Con guanti e mascherine, sono venuti così a misurarci la temperatura e a farci compilare un documento. Il giorno dopo, però, lo sbarco è stato concesso solo ai due cileni”
“Nel frattempo l’ambasciata tedesca ci ha avvisati che non ci sarebbe stato alcun volo di rimpatrio e, come se non bastasse, che gli ultimi voli di linea disponibili stavano terminando. Se fossimo sbarcati senza il via libera della capitaneria ci avrebbero arrestato, non avevamo altra scelta che aspettare disperatamente la concessione dello sbarco”
“La convivenza tra persone tanto diverse tra loro e con diverse abilità comunicative può essere abbastanza difficile, specialmente quando non si trova un accordo. In una situazione normale le due persone si allontanerebbero e ognuna andrebbe per la sua strada, ma qui siamo costretti a convivere e a condividere uno spazio limitato e a volte anche la stessa cabina. E la mente cambia trasformando all’improvviso la puzza dei calzini sporchi di un membro dell’equipaggio nella cosa più terribile nel mondo, finendo per attribuirgli addirittura la ragione del perché tu sia ancora bloccato in Cile. Ogni personalità (spesso a bordo sono tutte forti) si eleva all’ennesima potenza con tutti i suoi pregi e difetti. Ci sono storie di marinai che bloccati su una navigazione lunga e senza via di scampo si sono addirittura uccisi a vicenda, ed erano marito e moglie. Beh, la convivenza in barca espande tutte le tue emozioni e bisogna saperle controllare. Sicuramente dopo questa esperienza tutti noi, a livello mondiale, abbiamo migliorato le nostri abilità nell’essere pazienti”
“Siamo attualmente fermi in una cala all’ancora, perché il porto di Quintero non ha una struttura che permette l’attracco di una barca grande come questa. Due membri dell’equipaggio una volta a settimana armati di guanti e mascherine, vanno a fare la spesa o ad acquistare pezzi per delle riparazioni. Utilizziamo il dinghy e in 5 minuti arriviamo al porto e da lì chiamiamo un taxi che ci lascia al supermercato. Al ritorno dei marinai disinfettiamo tutto e lo stiviamo in coperta, ma la felicità di poter sbarcare e poter comprare frutta e verdura fresca è sempre contrastata dalla tristezza di non poter rimpatriare: non ci sono voli disponibili per l’Europa”
“Le compagnie aeree dicono tutto e dopo qualche ora il contrario di tutto. Alcune compagnie dicono che inizieranno a collegare il Cile all’Europa a partire da giugno, ma sappiamo bene che questi dati potrebbero cambiare da un giorno all’altro. Sono iscritta a vari gruppi Whatsapp e Facebook di europei bloccati in Cile e stiamo iniziando a raccogliere numeri e informazioni per poter far sentire la nostra voce. C’è chi ha partner e figli in Europa, chi ha problematiche di salute e chi ancora non ha abbastanza mezzi finanziari per sopravvivere all’estero. Io a maggio mi sarei dovuta trasferire a Bruxelles per cominciare un dottorato in chimica. Sappiamo bene che come noi ci sono tante altre persone nel resto del mondo che cercano di rimpatriare e non possiamo far altro che condividere la nostra solidarietà e unire le voci. Fortunatamente, il motto della barca che è ‘Alegria Marineros’ è stato anche il nostro, che ci ha permesso di ridere ogni giorno e prendere un po’ tutto con filosofia. Alegria Marineros”
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