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Ci risiamo: nuovo attacco razzista contro Palermo e il Sud. #Andrà tutto bene

Inno nazionale, Bella Ciao, flash mob…ma fatemi il piacere. Siamo seri.
Dopo le frasi dell’arteriosclerotico direttore e il conforto del buffone di corte (l’opinionista della D’Urso), ieri il carro degli ignoranti ha fatto registrare un nuovo ingresso: trattasi di tale Elisa Montemagni, capogruppo della Lega alla Regione Toscana che lamentandosi della poca attenzione ricevuta dichiara
“Da qualche tempo possiamo consultare solo i ‘lanci’ di Adnkronos, piuttosto attenta alla realtà regionale e dell’Italpress; quest’ultima, con sede a Palermo, non ci risulta neanche abbia un apposito spazio riservato alle notizie provenienti esclusivamente dalla Toscana. Ci pare, dunque, una lacuna che dovrebbe essere finalmente colmata“.
Ebbene quella precisazione “con sede a Palermo”, ha fatto indignare parecchio. Avrebbe usato la stessa espressione se la sede fosse stata in Lombardia o Veneto? Lo avrebbe sottolineato?
Ha ovviamente preso posizione la Italpress (dove abbiamo tanti amici): “chiede pertanto alla Lega della Toscana di dissociarsi dalle sue parole razziste e lesive del lavoro quotidiano e della dignità professionale di decine di professionisti
Si è arrabbiato il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi: “A nome della Regione Toscana voglio esprimere tutta la mia solidarietà all’agenzia di stampa Italpress. È incredibile che si attacchi un organo d’informazione solo perchè la sua sede principale è in Sicilia, a Palermo. Questo antimeridionalismo è inaccettabile e vergognoso.
Musumeci parla di personale caduta di stile difendendo il carroccio e sottolineando “l’impegno che da anni la Lega profonde, a partire dal suo leader, a favore del Mezzogiorno d’Italia“
Tuona Orlando cosi’ come il presidente dell’Ordine dei giornalisti, Carlo Verna che manifesta “piena solidarietà all’agenzia di stampa Italpress oggetto di un attacco scomposto, infondato e dai toni discriminatori”.
Però si continuano i flash mob e si canta l’inno nazionale o bella ciao in nome di una unità nazionale che concretamente non esiste.

Non sopporto l’ipocrisia, non mi piacciono le ricorrenze, non amo i flash-mob. Ne quelli di inizio epidemia, ne quelli di ieri. E non perché sia un asociale. La solidarietà, il senso di appartenenza, l’italianità collettiva sono durati una settimana. Poi è tutto tornato nella squallida normalità di un’Italia che non cambierà. E il calcio ne è un esempio forte.
Si continua politicamente a litigare, si ricomincia con la storia nord-sud. Ci sono i malati del nord e quelli del sud. L’epidemia non ha unito assolutamente nulla. Dopo qualche giorno di sbandamento, sono riprese le solite reciproche accuse: destra contro sinistra. Interessi, strategie politiche, dichiarazioni eclatanti per fare audience e finire sulle copertine dei giornali. Non è cambiato nulla. Si continua a guardare sondaggi e classifiche per capire a che punto sta il gradimento . La solita minestra, la solita Italia che non impara mai dalle cattive esperienze e non sarà un virus influenzale cattivello a modificare decenni di opportunismi, clientelismi e inciviltà a vari livelli.
Andrà tutto bene, è stato ed è ancora debolmente il motto più diffuso. Si, probabilmente andrà tutto bene per la lotta al virus anche perché tenderà a spegnersi da solo. Ma non andrà tutto bene all’Italia finchè ci saranno gli italiani.
Che l’altro ieri si sono organizzati in altri flash mob al canto di Bella Ciao. Mi sembra solo un desiderio smisurato di protagonismo e non un inno alla liberazione, alla solidarietà, alla fratellanza.
Ma qualcuno degli amici del nord si è dissociato dalle parole di Feltri? Direi di no, anzi. Cruciani ha messo un piccolo carico quasi deridendo i meridionali che così tanto si erano adirati e ha tirato fuori la libertà di espressione. Quindi, caro Cruciani, si ti mando volgarmente a fare in … oppure ti dico str…, non rischio nessuna querela e tu non ti arrabbi, giusto?
Preferirei un flash mob in meno e qualche risposta in più. Un canto dal balcone in meno e qualche presa di posizione in più dal nord superiore e sempre silente dopo qualche episodio di razzismo. Insomma non il solito colpevole girare le spalle per poi affermare l’italianità cantando dal balcone. Per carità, smettiamola…Siamo seri.
Con affetto
Carlo Cangemi
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