A fotografare questa situazione davvero particolare è la società di Marketing Mercurio Misura. Il covid-19 non ha cambiato soltanto il nostro stile di vita, le nostre abitudini, i nostri rapporti sociali, potrebbe anche cambiare il nostro lavoro.
Questa è l’analisi che emerge da un’intervista fatta su un campione di 400 cittadini dai 18 anni in su. Proprio il 12 % del campione ha già deciso di stravolgere i piani attuali, di svolgere un mestiere diverso da quello di inizio crisi.
E sulle risposte aperte, la frase più frequente è proprio: “Sto cercando di inventarmi qualcosa“. Non è del resto un mistero che molti sono i settori entrati in crisi per la pandemia. Altri settori invece hanno funzionato con le protezioni da coronavirus come quello delle consegne a domicilio.
«Se è vero — come dice la ricerca — che il 44 per cento dei milanesi durante il lockdown non ha percepito stipendio, o l’ha percepito decurtato, è vero anche che emerge un grande spirito d’adattamento», commenta Stefano Clima, alla testa di Mercurio Misura.
Uno degli esempi lo lancia proprio Ivan Bresciani, che fa l’allenatore di calcio: “Spero di riprendere presto, nel frattempo ho accettato il turno di notte in una azienda di logistica“.
C’è chi si è dovuto adattare per mantenere la propria famiglia, come Luca Santambrogio, 38 anni : “Dal 2012 ho il mio studio di fisioterapia, nel giro di una settimana il lavoro si è bloccato completamente. Ho cinque figli, da 1 a 12 anni, mi sono offerto per fare il magazziniere al supermarket, pur di riuscire a mantenere la famiglia“.
Anche il mondo dello spettacolo è entrato in crisi come afferma Altea Russo, 44 anni, ballerina e attrice teatrale per i maggiori musical: “Si ipotizza per noi dello spettacolo una ripresa nel 2021. E noi? Anche mio marito è attore teatrale. Mi sono messa a studiare per diventare interprete Lis, lingua dei segni in affiancamento a insegnanti di sostegno. È una attività che potrebbe funzionare anche da remoto”.
Anche i ragazzi di 18 anni si erano dati da fare ma tutto si è fermato come racconta George Fouad : “Ero in lizza per il tricolore ai Mondiali oltre a insegnare arti marziali in palestra quando è successo tutto questo“, sospira. Adesso lavora invece in una ditta di sanificazioni:
“Il mio datore di lavoro, Giovanni Pomes, ha fatto una cosa che mi inorgoglisce. A tutti i negozi di Cassano, dal fruttivendolo al cartolaio, ha concesso le igienizzazioni ad un costo fisso, per aiutarli».
Ed ancora Valentina Arata che non ha abbandonato la sua attività di organizzatrice di eventi ma l’ha reinventata: “Abbiamo reinventato la nostra attività come ghost kitchen, dal 25 maggio prepareremo cibi etnici e li consegneremo a domicilio”
Shadi Fahle, 33 anni, sei lingue parlate, era farmacista: «Adesso lavoro ad una nuova divisione della Tec Service solution, nata col Covid. Vendiamo una tecnologia che fa suonare l’allarme se entra una persona con più di 37,5 di temperatura corporea».
Ma chi ha saputo reinventarsi al massimo durante questa emergenza è Marco Sparacino: aveva avviato una attività sartoriale da 3 milioni di giro di affari. Produceva divise per crociere e alberghi e doveva aprire proprio il 15 marzo il primo punto vendita a Bergamo. Ma il turismo è crollato e a Bergamo cos’è successo è noto. In tempo record ha convertito la sua Tirso srl alla produzione nazionale di mascherine. Ne realizza 50 mila al giorno. È tra le aziende che garantisce le forniture di sicurezza per tutto il Nord Italia.
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