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16 giugno 2018, la finale di Frosinone. Il problema fu la squadra, non i palloni in campo

16 giugno 2018: la finale a Frosinone. Storia di una trasferta amara con beffa conclusiva

Una di quelle partite che poteva cambiare la storia del Palermo che onestamente negli ultimi due anni di B ha avuto più frecce al suo arco per staccare il biglietto promozione.
Nel 2018, indimenticabile uno 0-0 casalingo contro un Cesena rassegnato ed impotente, col rigore fallito da Coronado. Vincendo sarebbe stata serie A.

Lo scorso anno stessa sorte contro un Padova già retrocesso. Vincendo sarebbe stata serie A e forse i Tribunali, sportivi e civili, avrebbero concesso un ultimo appello. Forse.
Però la storia del 16 giugno ci porta a quella finale di Frosinone, gara di ritorno in terra ciociara perchè i rosanero erano arrivati quarti e dunque sotto i laziali.

All’andata 2-1 per il Palermo che aveva dunque 2 risultati su 3 per andare in massima serie. E in città c’era entusiasmo. Si organizzarono diversi pullmann e la tifoseria rosanero raggiungeva Frosinone con ogni mezzo. Insomma si pensava di tornare in città con il ritorno in A a solo un anno dalla retrocessione. Era il Palermo di Zamparini sebbene presidente era Giammarva per le ragioni che la storia poi ci svelerà. In panchina Stellone, il mago di Frosinone che aveva guidato i ciociari in massima serie.

Sveglia all’alba, aereo per Roma, noleggio auto e partenza per Frosinone non prima però di aver pranzato a Roma centro.
Arrivò a Frosinone con largo anticipo e per fortuna; perchè le strade limitrofe allo stadio sono già abbastanza intasate. Cerhiamo di non farci riconoscere e in anonimato raggiungiamo lo stadio che già è circondato da migliaia di tifosi. Si aspetta l’arrivo dei pullman e soprattutto quello del Frosinone. Gli ultras del posto hanno preparato un benvenuto molto, troppo caloroso, per caricare ancor di più la squadra. All’arrivo del pullman dei ciociari scoppia il delirio; petardi e fumogeni come si già la gara fosse stata vinta.

All’arrivo del pullman però rischiamo parecchio perchè se fino ad allora la nostra presenza in zona ritiro accrediti era passata inosservata, l’incontro con un collega di Palermo con zainetto rosanero al seguito rischia di far precipitare il nostro anonimato. Deve intervenire addirittura la Digos che ci scorta dentro l’impianto con grande tempestività.
Poi l’attesa della gara con l’arrivo a scaglioni dei tifosi rosanero che occupano uno spicchio di curva troppo piccolo per contenerli tutti.

E poi la gara, squallida per la verità: primo tempo 0-0 e va bene così. Poi la situazione precipita col gol frusinate da trequarti campo, il rigore-non rigore assegnato al Palermo, i palloni in campo più di una volta fino al raddoppio della squadra di casa condito dalla rabbia di qualche giornalista locale di avanzata età che preferisce aggredire verbalmente noi che gustarsi la festa promozione che scoppia in campo prima del triplice fischio, sebbene l’ottimo arbitro La Penna si rimangia tutto e fa un referto da brividi.
Finisce male e negli spogliatoi i dirigenti rosanero annunciano un ricorso che appare sacrosanto ma che non viene neanche preso in considerazione. Potenza di una società che Zamparini ha reso poco credibile e gradevole.
Il ritorno verso la macchina che ci porterà a Roma dove l’indomani all’alba è previsto il rientro avviene immersi, sempre in anonimato, fra i festeggiamenti frusinati e centinaia di petardi che la tifoseria ciociara farà esplodere per tutta la notte.

Ma chi vi scrive, paradossalmente, era più arrabbiato per la prestazione dei rosanero ed il mancato potenziamento dell’organico a gennaio che per i palloni in campo.

Questione di punti di vista…
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