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Nessun dorma, il calcio post Covid-19 ha imposto orari che alterano il sonno degli atleti: l’opinione degli esperti

Molte delle gare di questo calcio “particolare” in piena pandemia, senza spettatori e vissuto in un periodo in cui solitamente i progetti sono già intenti al calciomercato e non al finire la stagione corrente, sono giocate alle 21,45, anche in virtù del caldo.

Questo dicono gli esperti, ha avuto anche i suoi lati negativi nelle condizioni psico-fisiche degli atleti che ogni tre giorni devono comunque scendere in campo, e non hanno il tempo di ottenere un’alternanza sonno\veglia adeguata.

Chi disputa una partita alle 21.45 non esce dallo stadio prima di mezzanotte, con tutto il carico di adrenalina in corpo che una partita di calcio comunque comporta, senza contare il caldo afoso e gli orari sbalzati del sonno. Così i calciatori dal 20 giugno circa sino al 2 agosto.

Cristiano Ronaldo, un atleta con la cura maniacale del proprio corpo, sin dai tempi del Real, in cui si giocava spesso alle 22, si era affidato ad uno esperto del sonno, Nick Littlehales. Da allora fa dei micropisolini, in posizione fetale. Spegne cellulari e PC un’ora e mezza per evitare le radiazioni elettromagnetiche e perché la luce blu emessa dagli strumenti elettronici sopprime la melatonina.

Claudio Stampi, alla Gazzetta dello Sport, spiega come funziona il processo:
Non è solo una questione di quantità, ma anche di qualità che varia a seconda dell’orario. Dormire otto ore dalle 3 alle 11 non dà gli stessi benefici che dalle 23 alle 7. Per questo è meglio dormire meno, ma nei tempi giusti. Cambiare bruscamente gli orari cozza con i ritmi circadiani: si perdono alcuni dei “treni del sonno”. Ne passa uno ogni ora e mezza e la loro qualità cala con l’arrivo del mattino”.

A spiegare quanto il sonno incida a livello sportivo è Roberto Corsetti, medico dello sport:

Il sonno è un momento fondamentale per il recupero fisico ma anche quello psichico. La macchina umana non può essere costantemente “accesa”. Alterare il ritmo circadiano sonno/veglia, goccia dopo goccia – come per i ciclisti nelle corse a tappe – aumenta
oltre che lo stress l’accumulo di sostanze infiammatorie e di conseguenza il rischio d’infortuni. In alcuni casi l’utilizzo di sostanze come le benzodiazepine, che inducono il sonno, può essere preso in considerazione“.

Più positivo è Claudio Pecci, direttore di Mapei Sport e coordinatore Sanitario del Sassuolo: “Le partite alle 21.45, essendo occasionali, non richiedono una metodologia da applicare sempre. Le risposte sono molto individuali, da chi ascolta musica a chi fa training autogeno. In certi casi si trae beneficio da farmaci che favoriscono il sonno. Non è il massimo, ma meglio dormire così che non riposare. Per il recupero ed evitare l’accumulo della fatica l’alimentazione, pre e post partita,è decisiva. Così come la reidratazione”.

L’opinione di un allenatore in tal senso è fondamentale, ecco quella di Guidolin:

Il sonno dopo una partita in notturna è un problema ingestibile. Si perde una notte di riposo perché c’è poco da fare, per la tensione, con l’adrenalina che si ha addosso, non si dorme. Se va bene ci si addormenta alle 4-5 del mattino. Il giorno dopo puoi solo pensare al recupero. Un breve allenamento e una sudatina, niente di più“.

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