L’ex calciatore rosanero, Davide Bombardini, torna a parlare del Palermo e della sua avventura siciliana attraverso un’intervista al Giornale di Sicilia.
IL RITORNO TRA I PROFESSIONISTI
«Per me, quando si parla di Palermo, è sempre qualcosa di speciale. Indipendentemente dalla serata (la notte delle leggende, ndr), che è stata stupenda, tutti gli anni vissuti lì sono stati bellissimi, indelebili. Mi si illuminano sempre gli occhi quando si parla di Palermo e sono contento perché la squadra inizia ad affacciarsi nuovamente nel calcio che conta. Non è ancora il palcoscenico che la città merita, ma è un primo passo importante».
IL RICORDO DI PALERMO-ASCOLI
«Non si capiva nulla. Ricordo il pubblico che esultava, radioline che volavano, mentre qualcuno dalla panchina giustamente mi diceva che Avellino e Messina stavano ancora sullo 0-0. Non sapevo mica del rigore sbagliato da Torino, quello l’ho saputo solo durante i festeggiamenti nello spogliatoio. Per questo per me era inspiegabile quella situazione: mi dicevano che stavano ancora sullo 0-0 e non capivo cosa ci fosse da esultare».
IL BLACKOUT
«In quei tre minuti è successo di tutto, potrei scrivere un libro. Ricordo ad un certo punto che Giampietro ha lasciato il pallone, a partita ancora in corso, per esultare. C’erano due giocatori dell’Ascoli lì che potevano andare in porta… E io ovviamente non capivo, sentivo solo i boati e per il gol dell’Avellino mi tranquillizzai. Ma vincere un campionato così, dopo una stagione dominata, è stato incredibile».
IL PALERMO CHE VERRÀ
«Per puntare alla B serve la squadra, noi avevamo la squadra più forte del torneo. Gente come Cappioli che veniva dalla A, La Grotteria, poi io, Brienza, Suppa, Chionna e Giampietro. Senza dimenticare Sicignano che in porta era un lusso per quella categoria. Di base, serve una squadra forte, e non è nemmeno detto che basti per vincere».
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