Nozze e battesimi, il tariffario “vietato” “Non si paga, ma l’offerta resta gradita”
Papa Francesco ha raccomandato a tutti i parroci di non chiedere denaro ai fedeli per le celebrazioni. Nelle chiese palermitane l’obolo viene caldeggiato, ma non imposto anche se spesso il ” contributo” è fisso.
«Il contributo è di 300 euro, compreso l’organista. Cento di acconto » . Per sposarsi nella chiesa di San Francesco d’Assisi di Palermo la tariffa è questa. Così come in tante altre, l’offerta è ancora caldeggiata, nonostante papa Francesco, in un documento, abbia messo nero su bianco la necessità di non “mercanteggiare la vita sacramentatale”.
Questa l’apertura dell’articolo di Giorgio Ruta su Repubblica, oggi in edicola.
A Sant’Ignazio all’Olivella la cifra è la stessa: « Sono comprese le pulizie della chiesa, l’organista e l’officiante», spiega il prete.
Un viaggio fra le chiese di Palermo per capire se e come saranno rispettate le indicazioni di Papa Francesco che ha chiaramente detto di non fare richieste di denaro per celebrare messe, matrimoni o altro…. l’esigenza di non ” mercanteggiare” la vita sacramentale e di non dare l’impressione che la celebrazione dei sacramenti – soprattutto la Santissima Eucaristia – e le altre azioni ministeriali possano essere soggette a tariffari
Tuttavia, le spese di gestione ci sono e sono anche abbastanza alte, come scrive Ruta citando anche il bilancio della chiesa di Maria Santissima delle Grazie in Roccella: le uscite a fine anno sono di 192.270 euro, le entrate di 160mila. Pesano soprattutto le manutenzioni (32mila euro), aiutano le collette ( 19.888 euro) e i contributi della Cei per alcuni progetti ( 26mila euro). L’ 8 per mille paga lo stipendio del prete.
E se i parroci non possono imporre tariffe o cifre precise, fanno riferimenti ad aiuti o offerte da parte dei fedeli, affinche si possano affrontare le spese di gestione.
Parrocchia di Santa Maria della Pace,dice il parroco: «Noi non chiediamo nulla. Se volete lasciare qualcosa, dipende da voi».
Padre Filippo Sarullo della Cattedrale: «… non si parlerà più di tariffa, ma si cercherà di stimolare le offerte e il senso di responsabilità dei fedeli.. i contributi servono alla gestione della struttura, alla luce, alla pulizia. Non può arrivare una coppia che ha speso tanti soldi per il matrimonio e poi non dare una mano».
Padre Walter Bottaccio della chiesa del Gesù di Casa professa: « L’importante è il messaggio che deve passare: non ci deve essere possibilità di fraintendere che le messe si paghino, perché questo approccio inquina il sacramento, lo fa apparire vendibile » .
Chiesa di Ballarò: « Nel ragionamento di Francesco c’è il sostegno della comunità, ma noi non possiamo contare su questo e i soldi non piovono dal cielo.. L’offerta è libera, c’è chi dà 100, chi 50, chi nulla. Va bene così
».
Chiesa di Maria Santissima delle Grazie in Roccella, don Ugo Di Marzo: « Quanto mi chiedono quanto costa la messa, gli rispondo che il supermercato è più avanti. Chi vuole dà un’offerta, io non voglio sapere neanche di quanto si tratta. Non mi sognerei mai di non celebrare senza soldi. Anzi, se serve, metto a disposizione pure il salone per la festa».
Il priore di San Domenico, fra Sergio Catalano: « Ci sono dei costi da affrontare, dalla pulizia, immaginate tutto il riso a terra, alla luce, a tutto ciò che serve per far andar avanti la macchina».
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