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Palermo, timore per un possibile focolaio Covid al Civico: test per medici e pazienti

Nel reparto di Ostetricia dell’ospedale Civico di Palermo è stata ricoverata per tre giorni una donna somala proveniente da Lampedusa, senza che le venisse effettuato alcun tampone. Solo in seguito si è scoperto che la donna era positiva al Covid-19.

IL SINDACATO DEI MEDICI

«Il caso della donna gravida ricoverata all’ostetricia dell’Arnas Civico dimostra che l’inaffidabilità dei test sierologici. Sono stati commessi errori a catena. Non doveva entrare in reparto se non dopo pre-triage e tampone che è stato praticato casualmente solo dopo 2 giorni. Il personale dell’Arnas attende da 24 ore direttive dall’azienda sul comportamento da tenere ovvero se praticare tamponi piuttosto che andare in quarantena o meno. Assordante il silenzio dell’azienda nei confronti del personale sanitario e dei ricoverati che per 2 giorni sono rimasti a contatto con la malata in un reparto già affollato per la chiusura dell’ostetricia dell’ospedale Ingrassia a causa di una paziente cosiddetta positiva», riporta il sito de Il Giornale di Sicilia le dichiarazioni di Angelo Collodoro, vicesegretario regionale del Cimo.

LA RISPOSTA DEL CIVICO

«Sin dalle prime ore di sabato sera la direzione sanitaria di presidio è stata allertata dal direttore della unità operativa coinvolta. Di concerto con la direzione strategica sono state immediatamente impartite le direttive operative volte al controllo del caso: trasferimento immediato della degente positiva, isolamento della donna poi dimessa, sanificazione degli ambienti che sono stati nuovamente e più approfonditamente ripetuti domenica da parte della ditta incaricata. Le attività sono proseguite in sicurezza (4 parti portati a buon fine nella notte). Gli operatori hanno intrapreso il percorso di sorveglianza previsto e sono stati effettuati i primi 25 tamponi sul personale montante in servizio nella previsione di una copertura di verifica a tappeto per tutto il reparto da ripetere anche nei prossimi giorni tenendo conto dei tempi di incubazione previsti. Lo stesso valga per le degenti ricoverate. Indicazioni precise in merito sono state inviate dalla direzione medica di presidio, sentita la direzione aziendale, oltre al titolare di reparto, al responsabile della sicurezza aziendale e al servizio di sorveglianza sanitaria»

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