I rappresentanti della vecchia società ci hanno riprovato: presentata istanza alla curatela fallimentare, ma il giudice l’ha rigettata.
Una delle «insinuazioni» è stata avanzata da una azienda del gruppo Arkus.
Questo il titolo del Giornale di Sicilia, oggi in edicola.
Il vecchio Palermo è ormai morto da tempo, ma c’è chi ha provato ancora a tirar fuori soldi da quel che resta della società. I Tuttolomondo e Lucchesi hanno presentato domanda di insinuazione al passivo, ovvero hanno chiesto alla curatela fallimentare di essere riconosciuti come creditori del club dichiarato fallito lo scorso 18 ottobre…
Inizia così l’articolo di Benedetto Giardina che puntualizza come l’istanza è stata respinta dal giudice fallimentare.
Le richieste dei Tuttolomondo (attraverso la loro società Struttura srl) e di Lucchesi ammontavano a più di mezzo milione di euro, ma sono state respinte al mittente.
Struttura srl doveva redigere il piano per il concordato (poi respinto) ed il suo rapporto col vecchio Palermo, dicono quelli della curatela fallimentare “ha generato il compimento di attività fraudolenta e gravemente pregiudizievole per i creditori, tra cui il pagamento dell’acconto di 360 mila euro, idonea a determinare la declaratoria di improcedibilità del concordato“. Struttura ha fatto solo da intermediario “pattuendo una somma notevolmente superiore a quella convenuta con i predetti due professionisti” (560 mila euro più Iva, spese di trasferta e vacazioni)… ha palesemente determinato, in maniera del tutto ingiustificata, una notevole lievitazione dei costi”.
La società riconducibile a Tuttolomondo ha tentato di recuperare 341.600 euro. Istanza rigettata dal giudice, così come quella di Lucchesi, che ha tentato di insinuarsi come creditore privilegiato, chiedendo 170.891,51 euro, scrive Giardina in conclusione di articolo sottolineando come la curatela ed il giudice hanno chiuso la porta in faccia al dirigente che portò Arkus a Palermo.
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