“La motivazione nel calcio come nella vita”. È questo il titolo della tesi con cui Roberto Boscaglia si è laureato al super corso di Coverciano, e ne detta effettivamente il suo tratto principale da allenatore.
Inizia così l’articolo di Fabio Tartamella che, su Repubblica oggi in edicola, dipinge un ritratto del futuro allenatore rosanero non solo da un punto di vista tecnico ma soprattutto caratteriale e psicologico.
Gli aspetti motivazionali al centro della sua filosofia calcistica: grinta, determinazione, puntualità, altruismo, correttezza.
Ha costruito la sua carriera da solo, pezzo dopo pezzo, su valori fondamentali: lavorare, sudare, collaborare.
Tratti originali come quando prima del derby contro il Palermo alla Favorita, durante la settimana lavorò scambiando i ruoli ai giocatori: così ognuno poteva capire le difficoltà dell’altro. E proprio dopo quel derby perso 3-0 ma da cui il Trapani uscì a testa alta disse:
“Non tolgo nulla ad Alcamo, Nissa, Akragas, al Trapani che sto allenando: tutte squadre che amo. Ma vedi, il Palermo e la maglia rosanero per un siciliano che ama il calcio sono qualcosa di particolare. Da ragazzo, mi fermavo a vedere sulla Rai il secondo tempo di una partita, e quando c’era il Palermo non smettevo di immaginare di essere lì, con quella squadra”.
A Trapani, la specialità della casa era un 4-4-2 incline ad aggredire e ripartire in maniera magistrale: incursioni micidiali negli spazi…scrive Tartamella che riporta poi le parole di Sarri proprio durante il corso di Coverciano, chiamato a parlare di profondità : “Qui abbiamo l’allenatore che sa farlo meglio: è Boscaglia, dovrebbe spiegarci lui qualcosa”
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