Roberto Boscaglia, un nome una garanzia; anche se nel calcio non si può mai sapere. Un tecnico bravo non è infatti sempre sinonimo di vittoria e di successi. Il Palermo intanto ha fatto il suo, prendendo il migliore degli allenatori, tra i tanti che avevano solo flirtato con l’idea di potere allenare i rosanero. La società di Mirri e tutto lo staff è pronta ad accoglierlo a braccia aperte e a farlo sentire a casa. Ad abbracciare un uomo e, sopratutto, una filosofia di calcio, che certamente è lontana anni luce da quella “pergolizziana” ammirata (si fa per dire) nello scorso campionato.
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Una gavetta che parte dal basso, un calciatore mai sbocciato (ritiratosi a soli 32 anni) e un uomo che ha deciso di fare la sua fortuna puntando sul ruolo complicato dell’allenatore. Fin qui ci è riuscito: dall’Eccellenza alla Serie B nel giro di 13 anni. Ora di nuovo in C, col Palermo, per puntare a qualcosa di più (Serie A?). Se vi state chiedendo con quali armi quest’uomo ha raggiunto la gloria, tra tutte vi sono l’umiltà e la capacità di sapere interagire con il gruppo. La tattica e la strategia, vengono dopo.
Un allenatore che procede, a passo cadenzato, seguendo per certi versi le orme di uno che ormai è diventato grande: Maurizio Sarri. Un parallelismo pazzo solo per chi non conosce, o per chi non sa, che l’ex Juventus e Chelsea (con cui ha vinto uno scudetto e un’Europa League) è passato da campi inguardabili, partendo dalla Seconda Categoria. Un processo che è partito dunque, a differenza del neo tecnico gelese del Palermo, da ancor più lontano. L’ombra di Sarri vive in Boscaglia, anche nei postulati del calcio, regole e concetti molto simili che vanno a “braccetto”: il pallone che parte dal basso, dai difensori e un gioco dominante sugli avversari. Gente che corre, perchè chi non lo fa “vada a fare i tornei estivi”, spiegava alcuni anni fa Boscaglia agli allenatori bresciani, riuniti per una lezione-incontro su iniziativa del presidente della locale sezione provinciale Giampaolo Dosselli. Chi non corre, siede in panchina, chi è triste perchè la partita è durata solo 90 minuti, è sulla strada giusta.
Chiosa e Mazzitelli: Boscaglia vuole il top per il suo Palermo
Desiderio, passione e convinzione. Questi gli ingredienti, prima di entrare e dare tutto in campo. Il tecnico ex Virtus Entella cerca di entrare prima nel cuore e nella testa dei giocatori, prima ancora di cominciare a disegnare schemi alla lavagna. “Professore” realista, perchè è giusto inseguire gli obiettivi solo se sono raggiungibili. Poi ovviamente il campo: scacchiere prediletto il 4-2-3-1, variabile in relazione alle circostanze e agli avversari. Capacità di leggere le partite e poi di firmarle, a suo nome, quando mette l’eroe di giornata. Boscaglia era pronto per la Serie A, i suoi risultati parlano chiaro, il suo concetto di gioco e la sua straordinaria gavetta pure. Perchè ha scelto Palermo? Questo ce lo dirà nella conferenza stampa in programma domani al Renzo Barbera.
I palermitani si preparino intanto ad un altra filosofia, ad un altro gioco, ad un’intensità diversa, che dovranno però sempre poggiare su un lettino di eccellenti risultati. Questi poi salvano o condannano un tecnico.
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Tecnico preparato ed adeguato all’impresa da compiere, mi auguro solo che mirri e compagnia bella non facciano i taccagni e che inizino a comprare giocatori di categoria superiori che fanno fare la differenza in serie C.