Chi è che non si è accorto come le nuove generazioni siano fortemente dipendenti dai social? Chi è che ad oggi non ha un profilo Instagram, Facebook, Twitter o Tik Tok?
Bene, per chi non fosse a conoscenza della definizione di “Generazione Z”, tenterò di spiegare come stiamo arrivando ad una totale spersonalizzazione. La nostra generazione (Z) va dai nati negli anni Novanta fino all’anno 2010. Questa parte cospicua di popolazione è affetta da una malattia: la dipendenza da internet.
Il nostro modo di comunicare è profondamente cambiato, diciamolo: in peggio. Adesso si chatta, non si dialoga, si esprime un apprezzamento con un “like” o con un cuoricino e cosa essenziale, si critica. Queste piattaforme hanno completamente perso la vera essenza per cui sono state generate, ovvero sentire più vicine persone lontane, ma stanno innescando un meccanismo per cui emerge uno dei tratti peggiori dell’uomo: la capacità di essere perverso e crudele.
E’ una generazione che ha paura di fallire, una generazione che si nasconde sempre dentro la propria confort zone e isolata dalla realtà perché impegnata al mondo social, nonché mondo di apparenze. Quelli che molti non sanno probabilmente, è che queste piattaforme fanno in modo che i propri utenti siano alle loro “dipendenze”: luoghi virtuali in grado di manipolare a livello inconscio il proprio consumatore senza che questo ne abbia sospetto.
Più resti connesso e quindi dipendente dalla piattaforma, più c’è chi ci guadagna creando una sorta di macchina bramosa di Altro, di più. Da un noto docu-film si dice: “Il vero prodotto è quel cambiamento graduale, sottile e impercettibile nei tuoi comportamenti e nella tua percezione”.
Forse dovremmo svegliarci un po’ e capire quanto i nostri comportamenti aggressivi, invidiosi, cattivi e a volte anche pessimisti, nascono da ciò che “impariamo” dai social, da ciò che vediamo, da ciò a cui siamo esposti e continuamente tartassati. Sui social vediamo corpi, vediamo odio, invidia e cattiveria, non sarebbe opportuno diminuire l’utilizzo, fin dalla più tenera età, di questi oggetti?
Se riflettiamo, ogni qual volta pubblichiamo una fotografia non è più per tenersela per sé o per ricordo, ma per mostrare quanto siamo “felici” o quanto siamo fortunati ad avere questo e quello. E’ tutto finalizzato al mostrare all’altro. Siamo dentro ad una sorta di competizione fra persone che magari nemmeno conosciamo, in cerca di approvazione e di “mi piace”. E’ un mondo in cerca di popolarità dove si fa a gara a chi è più bello o bravo a far che? a pubblicare?
Peccato però, che a volte il “grillo parlante” ci ricorda quanto tutto questo sia fittizio e quanto i problemi restino irrisolti.
Avete notato come i vostri fratellini o parenti più giovani, siano molto più avanti dell’età che hanno? Provate a darvi una risposta.
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