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Troja: “Segnavo tanto, ma la gente diceva che mangiavo troppo”

Troja: “Era bello girare in Porsche, io tra i più forti”.

Quando a metà degli anni sessanta l’ufficio anagrafe di Palermo registrò un sensibile incremento di neonati a cui veniva dato il nome Gaetano, che inevitabilmente sarebbe diventato «Tanino» già prima del battesimo, fu chiaro che quel giovanissimo bomber nato a Resuttana aveva conquistato i cuori dei propri cittadini.
Questa l’apertura dell’editoriale di Carlo Brandaleone nella sua rubrica Cuori rosanero, sul Giornale di Sicilia, oggi in edicola.
La storia di Tanino Troja che dopo la doppietta al Trani fu definito “il Re di Palermo” da una delle tre riviste della famiglia Cassina, Telestar.
Erano gli anni ’60 e Troja aveva il difficile compito di sostituire un idolo come Vernazza. Ma era forte, soprattutto di testa.

L’intervista al bomber palermitano di cui vi riportiamo qualche passaggio:
“Mi rimproveravano di mangiare troppo. E mi faceva stare male. Non era vero. Dicevano che mangiavo pane con la milza, quarume, frittola, cose che non mi piacciono per niente. Semmai vado matto per la pasta con i ricci. Ovviamente queste critiche arrivavano sempre dopo una sconfitta. Un tormentone. E dicevano che frequentavo i night, che mi piaceva la bella vita. Insomma, non è stato facile. Così quando cominciarono a girare queste voci chiesi alla società di farmi alloggiare allo stadio che aveva le camere per i più giovani. Così potevo essere controllato… Credo di essere l’attaccante nato a Palermo che ha fatto meglio con la maglia rosa. A me sono piaciuti tanto Gianni De Rosa e Vito Chimenti, ma il più forte è stato certamente Luca Toni… Ho fatto una bella carriera, sono stato ben voluto un po’ dovunque, anche a Bari… Quando vedo quelle maglie mi emoziono ancora. Mi vengono i brividi. Il Palermo mi ha dato tutto. Mi ha fatto male questa sconfitta di Teramo. Stimo molto Mirri e Sagramola, Boscaglia è un bravo tecnico e spero che questa squadra cresca, perché domenica ho visto in campo un gruppo di calciatori senz’anima e senza idee, come un cantiere aperto”.

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