Dal pallone ai tappi di sughero, il fiuto per gli affari sporchi

Gli imprenditori sbarcati come salvatori della patria, a Trieste lo stesso copione e un altro crac alla Colombin & Figlio Spa.
La firma del closing. Le quote rilevate per 10 euro ma il club era pieno di debiti, servivano 8,3 milioni.

Questo il titolo del Giornale di Sicilia, oggi in edicola.

Dallo sbarco in pompa magna all’arresto, seguendo uno schema addirittura replicato altrove. Ripetere i disastri di Palermo non sarebbe stato facile per nessuno, forse non sarebbe neppure dovuto essere possibile, ma i Tuttolomondo ci sono riusciti.
Inizia così l’articolo di Benedetto Giardina che ripercorre la carriera dei fratelli Tuttolomondo autori di un copione simile anche a Trieste dopo aver fatto danni irreversibili a Palermo.
Niente più calcio, ma tappi di sughero: di questo si occupava la Colombin & Figlio Spa, la cui quota di maggioranza è stata rilevata a gennaio 2020 da una società facente riferimento agli ex proprietari del club rosanero. Anche in questo caso, gli annunciati piani di risanamento cadono nel vuoto, col fallimento decretato lo scorso 22 settembre, scrive Giardina che ripercorre anche le tappe che dal 24 aprile del 2019 portarono i Tuttolomondo ad acquisire le quote del club rosanero. E da li tutte le manovre messe in atto fra affari sporchi, inganni, fidejussioni fittizie fino al fallimento.
E come a Palermo, anche a Trieste è una fidejussione a far saltare il banco. Una fideiussione, quella di Fortress Bank (Cipro) che sarebbe servita per acquisire un compendio immobiliare dal valore di 8,5 milioni. La garanzia, «rivelatasi falsa», porta al mancato salvataggio della storica azienda giuliana, per la quale viene rigettata anche la richiesta di concordato. Il motivo? I «plurimi atti di frode», tra cui il pagamento «di consulenze e di prestazioni di dubbia effettività», oltre che dei compensi degli amministratori, scrive Giardina in conclusione di articolo. Come a Palermo.

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