Risultava presente ad una riunione del Cda alla quale non aveva partecipato.
L’uscita dell’ex presidente del consiglio d’amministrazione.
Un verbale contestato. Il leader degli industriali pretese una correzione e si dimise: non credeva alla compensazione.
Questo il titolo del Giornale di Sicilia, oggi in edicola.
Alessandro Albanese nell’opaco Palermo dei Tuttolomondo doveva rappresentare la faccia pulita dell’imprenditoria palermitana e in fondo costituire una garanzia di trasparenza. Ma ben presto si accorge da che tipo di compagnia è circondato e rassegna le dimissioni da presidente del consiglio di amministrazione.
Inizia così l’articolo di Leopoldo Gargano che sottolinea come, leggendo l’ordinanza di custodia cautelare, anche lui sembra essere stato vittima del disegno perverso dei Tuttolomondo.
Lo avevano inserito all’interno di un CdA a cui in realtà non aveva partecipato, probabilmente perchè insospettito.
Era la riunione in cui si votava l’acquisto del ramo di azienda della «Group Itec srl», che doveva avere lo scopo, scrive il Gip Jannelli, “di destinare il credito portato in dote da tale società a compensazioni che regolarizzassero la posizione fiscale della Us Città di Palermo”.
Gli indagati Roberto Bergamo (amministratore delegato), Walter Tuttolomondo e Tiziano Gabriele votano a favore dell’acquisto di un’azienda che in realtà era una scatola vuota con un passato di false fatturazioni.
Albanese capisce che non è possibile nessun credito fiscale ed alla riunione del CdA non si presenta… Però nel verbale figura come uno dei presenti. L’imprenditore se ne accorge, capisce l’imbroglio e taglia i rapporti con i Tuttolomondo, scrive Gargano.
Saputo della sua presenza fittizia, Albanese lo contesta con una e-mail del 20 giugno, ore 13,37.
Le dimissioni e la correzione sulla sua presenza (mai avvenuta) nella riunione del consiglio di amministrazione lo hanno probabilmente salvato da guai peggiori, si legge in conclusione di articolo.
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