Bancarotta fraudolenta, si allarga l’inchiesta della guardia di finanza sull’operazione legata alla società di calcio.
Secondo la procura per svuotare le casse del club, i Tuttolomondo si sarebbero avvalsi anche del supporto di un consulente, di un ex dirigente rosanero e di un commercialista.
Le aziende fantasma. Centinaia di migliaia di euro per pagare le parcelle: così venne azzerato il patrimonio.
Questo il titolo del Giornale di Sicilia, oggi in edicola.
Per «razziare» quel poco che restava del Palermo, i Tuttolomondo non hanno fatto tutto da soli. Ne sono convinti gli inquirenti della procura che hanno messo sotto inchiesta altri tre professionisti, accusati a vario titolo di avere favorito la grande truffa dei fratelli finanzieri, senza finanze.
Inizia così l’articolo di Leopoldo Gargano che sottolinea come alcuni si conoscevano già, altri sono sono finiti nel registro degli indagati:
Fabio Anzellotti, 51 anni, consulente fiscale; Flavio Persichini, 45 anni, amministratore unico dell’Us Palermo dal 12 agosto al 27 settembre 2019, e infine Michele Castaldo, commercialista, di 53 anni.
Secondo la Procura i tre professionisti avrebbero partecipato al progetto truffa dei Tuttolomondo contribuendo a saccheggiare gli ultimi soldi rimasti nelle casse del club rosanero. Circa 340 mila euro per consulenze fasulle.
Anzellotti invece è accusato di avere partecipato al raggiro precedente, quello riguardante la compensazione, anche questa inesistente, dei crediti fiscali per un totale di un milione e 400 mila euro che avrebbe permesso di ridurre i debiti della società rosanero con l’Erario, scrive Gargano che puntualizza come Salvatore Tuttolomondo aveva escogitato l’acquisto della «Groupe Itec srl», una ditta metalmeccanica, ma che gli inquirenti ritengono essere una scatola vuota utile a produrre solo false fatture. Un progetto approvato da Anzellotti che, si legge nei capi d’imputazione, «quale consulente fiscale forniva concrete indicazioni operative sulla effettuazione della compensazione a mezzo modello F24».
Gabriele Persichini, come amministratore unico, dà il suo benestare ad una serie di pagamenti che in poco tempo prosciugano le casse del club.
«In pendenza di richiesta di concordato preventivo – scrive il gip Lorenzo Jannelli -, Walter e Salvatore Tuttolomondo e Persichini, effettuavano i pagamenti non autorizzati dal tribunale in favore dei seguenti creditori, al fine di favorirli
in danno degli altri». Si tratta di sette parcelle per un totale di 207 mila euro, di cui la fetta più grossa sarebbe stata di 42 mila euro a favore dell’avvocato Atria, ora indagato con l’obbligo di presentazione alla polizia.
Il commercialista Castaldo è accusato di aver avallato, insieme all’avvocato Atria, l’imbroglio della società Struttura srl, che, in sede di concordato, avrebbe dovuto elaborare un progetto. In realtà anche questa era una scatola vuota buona solo a giustificare l’ennesimo saccheggio delle casse del club, di 341 mila euro pagati come rimborsi e parcelle.
Castaldo e Atria fanno però apparire che «Struttura srl» fosse davvero una società operativa e che stesse realmente svolgendo l’incarico conferito dall’Us Palermo, scrive Gargano che sottolinea in chiusura di articolo come il primo bonifico portava la casuale «anticipo contratto incarico professionale», cioè un acconto su un totale di 560 mila euro.
C’erano da pagare dunque altri 200 mila euro, ma in cassa ormai non c’era rimasto più un soldo e addio Palermo.
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