In città ma anche in Sicilia, siamo stati solo sfiorati dalla pandemia che invece colpiva in maniera violenta l’intero nord del nostro paese. Oggi la situazione è davvero cambiata ed il visus è proprio accanto a noi. Tanti amici, conoscenti o parenti si ammalano o semplicemente incontrano il virus pur restando asintomatici. E oggi, più di prima, diventano pressanti alcune domande soprattutto a parte di chi, ne è rimasto contagiato.
Quanto dura l’immunità dopo aver incontrato il virus? E’ questa forse la domanda più frequente che oggi si fanno in molti.
Per provare a rispondere prendiamo in prestito un articolo scientifico apparso sulla pagina della Fondazione Veronesi, un Istituto di grande professionalità scientifica.
Non sono soltanto gli anticorpi a neutralizzare il virus Sars-Cov-2. Contro i virus è importante anche il contributo dei linfociti T.
Dopo aver contratto il Covid-19, l’immunità è permanente? Quando durano gli anticorpi? Sulla capacità del nostro sistema di difesa di intercettare ed eliminare il virus si stanno concentrando molte ricerche. Ecco ciò che sappiamo sul ruolo del sistema immunitario in risposta a Sars-Cov-2.
LA RISPOSTA IMMUNITARIA
Quando il nostro corpo viene in contatto con un agente esterno potenzialmente dannoso produce una reazione immunitaria composta da due fasi: quella aspecifica -presente già alla nascita e non dipendente da incontri pregressi- e quella specifica -diretta in maniera precisa contro quel determinato agente esterno. Quest’ultima è essenzialmente mediata da due tipi di cellule: i linfociti B e i linfociti T.
IL RUOLO DEI LINFOCITI B
In presenza di batteri patogeni e virus, i linfociti B cominciano a produrre anticorpi (Ig, le immunoglobuline) diretti a neutralizzare l’invasore. Mentre le IgM vengono prodotte in corso di infezione, le IgG aumentano la loro quantità circolante nel sangue nel tempo. Sono i cosiddetti anticorpi neutralizzanti, immunoglobuline capaci di legarsi al virus neutralizzandolo. Anticorpi la cui presenza nel sangue, anche a malattia terminata, consentono di rispondere in maniera efficace nel caso di una seconda esposizione. Secondo gli ultimi studi disponibili, la quantità di anticorpi neutralizzanti nei pazienti guariti da Covid-19 diminuiscono dopo qualche mese. Attenzione però a pensare che una nuova infezione faccia ricominciare tutto da zero. Fortunatamente, anche in assenza di anticorpi neutralizzanti in circolo, esistono i linfociti B della memoria, cellule in grado di secernere nuovamente anticorpi neutralizzanti alla vista del patogeno incontrato in passato.
IL RUOLO DEI LINFOCITI T
Ma la risposta anticorpale non è la sola risposta specifica contro un patogeno. Al pari degli anticorpi vi è la risposta mediata dalle cellule T. Questi linfociti infatti, a differenza dei B deputati alla produzione di immunoglobuline, hanno il preciso compito di riconoscere le cellule infettate dal virus. Ciò avviene perché queste ultime, quando il virus è presente, espongono sulla propria superficie una sorta di “marchio” che sta ad indicare l’avvenuta infezione. In questo modo i linfociti T possono riconoscerle, legarsi ed eliminarle. Ciò accade anche in caso di infezione da Sars-Cov-2. Come per i linfociti B, esistono anche i linfociti T della memoria. Ecco perché -e la cosa è comune anche per altri coronavirus- è lecito aspettarsi che dopo un primo incontro con il patogeno -che sia aver sviluppato la malattia o esserci vaccinati- si sia in grado di rispondere efficacemente quando entriamo in contatto con il virus. Nel caso della Sars, ad esempio, questa memoria è decennale. (Daniele Banfi)
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