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Roberto Boscaglia

Se il Palermo cambia modulo risolve un problema e ne crea almeno altri due

A Palermo siamo tutti allenatori e presidenti: tutti, insomma, vorrebbero essere almeno per un giorno Roberto Boscaglia o Dario Mirri.

È per questo che si scatena, dopo ogni partita, un dibattito franco e sereno all’interno della tifoseria in merito a vari argomenti: il modulo da adottare, i giocatori da schierare, le divise da indossare, il calciomercato, il gol divorato, la papera del portiere, e la lista è lunga. Palermo è una città del sud, e incarna in questo aspetto tutte le caratteristiche tipiche del meridione: passionalità, calore e sentimento.

Tutto ciò porta talvolta la piazza a giudizi affrettati sui giocatori, sul tecnico e sulla parte dirigenziale. Palermo è capace con i suoi aspri giudizi di far diventare un tecnico esperto e preparato come Boscaglia un “normale allenatore di provincia”, preso di mira dopo nemmeno un girone d’andata affrontato tra mille difficoltà, molto spesso non facilmente gestibili nemmeno da Pep Guardiola in persona.

Tra le richieste maggiormente pressanti che sono state presentate all’allenatore rosanero, c’è la forte volontà da gran parte della tifoseria di cambiare modulo di gioco. Qualora però il tecnico dovesse accontentare tale richiesta, sorgerebbero almeno altri due problemi.

COPERTA TROPPO CORTA

È idea diffusa nell’ambiente palermitano che uno dei grandi problemi tattici di questo Palermo sia la poca copertura a centrocampo. C’è chi chiede, quindi, il passaggio verso un modulo che includa almeno tre centrocampisti di ruolo.

In tal caso i siciliani potrebbero schierarsi con un vertice basso – Martin o Palazzi – una mezzala – Luperini o Broh – e un incontrista puro – Moses Odjer – per spezzare la manovra avversaria. Sicuramente la squadra del capoluogo siciliano guadagnerebbe in questo modo una migliore densità a centrocampo nella fase di non possesso, riuscendo a chiudere meglio gli spazi centrali e permettendo alla mezzala di turno di inserirsi liberamente in area quando opportuno.

C’è un però che limita tutta la questione. A centrocampo il Palermo è stato pensato e costruito per giocare con due elementi in mediana. La squadra nel breve può reggere il reparto in mezzo al campo con tre uomini (come già visto nelle prime giornate quando si scendeva in campo col 3-5-2) considerata soprattutto la duttilità tattica dei singoli, ma a lungo andare potrebbero sorgere problemi nella rotazione degli uomini, “soltanto” cinque per un reparto a tre: non è una carenza numerica grave, ma se si vuole ambire ai piani alti servono in ogni reparto, per il modulo utilizzato, almeno due giocatori per ruolo tutti allo stesso livello.

COPERTA TROPPO LUNGA

Se a centrocampo la squadra, a detta dei tifosi, andrebbe schierata con un elemento in più, in attacco si rischia di fare la fine opposta. È opinione diffusa, infatti, che quattro giocatori prettamente offensivi siano troppi in una squadra che più di una volta si è mostrata fragile dietro.

Se quindi il Palermo dovesse schierarsi con un 4-3-3 o col 4-3-1-2, si ritroverebbe ad utilizzare un uomo in meno nel reparto avanzato e uno in più in mediana. Anche in questo caso sorge il tanto fastidioso però.

Infatti la squadra di Boscaglia in attacco ha la coperta fin troppo lunga tra punte di ruolo – Rauti, Saraniti, Lucca – e jolly offensivi – Kanuoute, Valente, Silipo, Floriano, Santana – in grado di svariare su tutto il fronte offensivo. Se l’allenatore dovesse realmente decidere di cambiare modulo e schierare tre elementi offensivi, rischierebbe di creare degli esuberi difficilmente gestibili nel corso di una stagione.

CHI LASCIA LA VECCHIA PER LA NUOVA…

È importante ribadire a questo punto due concetti: il primo consiste nel fatto che questa squadra è stata costruita e pensata per giocare col 4-2-3-1; col secondo, ancora più importante, va ricordato che i moduli altro non sono che numeri fini a se stessi. Ciò conta all’interno di una squadra è l’equilibrio tattico, l’atteggiamento mentale del giocatore e l’interpretazione del ruolo che il singolo dà alla propria posizione.

Chi lascia la vecchia per la nuova, sa quel che lascia ma non sa quel che trova. Attenzione, quindi, nel richiamare affrettati stravolgimenti tattici per una squadra che difficilmente ha avuto occasione di allenarsi e giocare costantemente al massimo delle proprie opportunità. Lasciamo invece che sia il tempo e il campo a decidere se il Palermo di Boscaglia ha imboccato la giusta strada tattica o meno.

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