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Quando il Palermo era una “potenza calcistica” grazie a Pastore

Il rosanero, colore di gran classe degli anni ‘10 del 2000!

Il rosanero del Palermo Calcio non è sempre stato un colore pallido come quello delle maglie indossate da Martinelli e compagni in Serie C, ma è stato anche un colore brillante, addirittura sgargiante. Sembra passata un’eternità, eppure negli anni ’10 del 2000 il rosanero, soprattutto quello di Serie A, era un colore di gran classe perché sfoggiato da campioni di gran classe come Dybala, Iličić e Pastore. Questi fortissimi calciatori hanno militato tutti e tre nel Palermo, in un periodo compreso tra il 2010 e il 2015, e tutti e tre hanno lasciato il segno. Tuttavia ce ne è uno che lo ha lasciato più degli altri ed è Pastore. Trequartista dai piedi educati e raffinati in grado di ricamare gioco e trame di gioco invitanti per i compagni, El Flaco, come veniva soprannominato già ai tempi dell’Huracán, arrivò in Italia nel 2009 esordendo nel massimo campionato il 15 agosto al terzo turno di Coppa Italia contro la SPAL.

Walter Zenga le volte che lo schierava lo “obbligava” a giocare da esterno di sinistra della catena offensiva, posizione che non aveva nulla a che fare con la sua originaria, ovvero quella di suggeritore per gli attaccanti. Fu con l’arrivo di Delio Rossi che Pastore esplose perché il ragazzo sentì finalmente la fiducia del suo allenatore che di lasciarlo in panchina non ne voleva proprio sapere. E fece bene perché con il passare del tempo El Flaco si caricò sulle spalle il Palermo, ad esempio in occasione della tripletta segnata contro il Catania (14 novembre 2010) oppure in occasione dello spareggio di Europa League contro gli sloveni del Maribor quando segnò il goal del 3 a 0. Una stella era ufficialmente nata, una stella che il 24 gennaio 2011 conquistò l’Oscar del calcio AIC come miglior giovane calciatore del 2010.

El Flaco nei cuori dei palermitani e dei tifosi palermitani

Pastore è rimasto nel cuore di tutti i palermitani e di tutti i tifosi del Palermo non solo per la classe innata delle sue giocate, che gli permise di realizzare 14 goal in 69 presenze, ma anche per la sua grande professionalità. È vero, appena sbarcato alla corte di Zamparini Javier non era ancora quell’irreprensibile professionista che poi è diventato soprattutto a partire dalla prima metà della stagione 2009-2010. Motivo? Forse perché l’etica del lavoro argentina dell’Huracán era ben diversa rispetto all’etica del lavoro italiana del Palermo. Chissà…Ad ogni modo in quel periodo Pastore detto El Flaco, un soprannome non certo dei più belli se paragonato a quello della Pulce Atomica Messi, divenne titolarissimo dell’11 di Delio Rossi, scalzando di fatto Fábio Simplício e dismettendo i panni del giocatore di classe con poca voglia di sgobbare.

In un amen si trasformò infatti in un trequartista abile anche a pressare i difensori avversari. Certo il tipo di pressing del primo decennio degli anni ‘2000 non aveva nulla a che vedere con quello odierno, dove ogni calciatore deve dire addio anche all’ultima goccia di sudore che ha in corpo prima di poter rifiatare, tuttavia la volontà di giocare anche senza la palla al piede c’era e si vedeva. Ecco spiegato perché El Flaco Pastore anche a distanza di anni è rimasto nei cuori dei palermitani e dei tifosi palermitani!

Con la maglia della Roma panchinaro fisso

Vedere Pastore non giocare mai con la Roma, club con cui è tesserato dal 2018, è un vero peccato, soprattutto per chi lo ha “vissuto” con la maglia del Palermo. Da capocannoniere in Serie A con i rosanero stagione 2010-2011 grazie a 11 gol segnati a panchinaro fisso quasi 10 anni dopo, sempre in Serie A, le cose sono cambiate e in peggio per El Flaco. Tornare in Italia dopo la bella e lunga parentesi al PSG non ha fatto bene al trequartista più forte nel dispensare palloni per i compagni che il Palermo abbia mai avuto. Come sono lontani i tempi in cui il rosanero era un colore di gran classe!

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