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“Unipa contro il Green Pass”: su Telegram monta la protesta degli studenti

Pure ad Unipa arriva la protesta contro il tanto discusso Green Pass. Il certificato verde introdotto dal Governo Draghi per contrastare la diffusione del Covid-19 e permettere a chi vaccinato, o a chi ha effettuato un tampone nelle 48h precedenti, di usufruire di determinati servizi.

Ma a cosa serve il Green Pass e cosa c’entra Unipa? La certificazione serve per entrare in tutti i luoghi al chiuso dove ci si può sedere a un tavolo. In più è obbligatorio per gli spettacoli al cinema o al teatro, per le fiere, congressi e determinati eventi all’aperto (come una partita di calcio). Il certificato sarà richiesto anche per l’accesso nelle piscine, palestre e parchi divertimento. Notizia di qualche giorno fa è l’introduzione del certificato verde anche per il personale scolastico e universitario.

“UNIPA CONTRO IL GREEN PASS”: IL GRUPPO CON OLTRE 200 MEMBRI

Su Telegram monta la protesta contro il Green Pass. In particolare ha iniziato a circolare tra le chat universitarie un gruppo destinato a far sorgere non poche polemiche, intitolato “Università di Palermo contro il Green Pass”.

Questo al momento conta la presenza al proprio interno di oltre 200 membri, un numero probabilmente destinato a crescere. All’interno del gruppo sono numerose le posizioni prese dagli studenti: tra chi critica i vaccini a causa delle loro reazioni avverse e chi, invece, punta il dito contro il mancato approfondimento di terapie domiciliari contro il Covid-19, alcuni membri del gruppo provano ad organizzare una protesta pacifica contro la novità introdotta dal Governo il 6 agosto scorso.

Una protesta che potrebbe spegnersi nel giro di poche settimane così come, invece, trovare terreno florido tra quanti non condividono l’introduzione del Green Pass anche all’interno del mondo scolastico e universitario. La maggior parte degli studenti dell’ateneo palermitano al momento sembrano non aderire alle forme di protesta mandate avanti dal gruppo Telegram in questione, che però rappresenta in ogni caso una voce di dissenso notevole all’interno del dibattito pubblico italiano. Una voce fuori dal coro che proviene non da ambienti poco acculturati, ma probabilmente da una parte della futura classe intellettuale e dirigenziale dell’Italia.

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