Calcio, aerei e supermercati, adesso solo debiti e guai giudiziari. Ascesa e caduta di Nino Pulvirenti.
La guardia di finanza sequestra 4 milioni alla Meridi, un tempo fiore all’occhiello del manager etneo.
Questo il titolo di Repubblica, oggi in edicola, scritto da Natale Bruno che volge lo sguardo sull’ex numero uno del Catania Antonino Pulvirenti, sommerso da diversi guai giudiziari in campo economico. Per Pulvirenti l’accusa sarebbe quella di aver usufruito, nella sua azienda Meridi, di un prestanome: un certo Carmelo Sapienza. Sempre Pulvirenti, avrebbe omesso di versare le ritenute Irpef dovute in base alle dichiarazioni annuali presentate in qualità di sostituto d’imposta per un importo superiore al valore di 4 milioni di euro.
La Meridi è un colosso in Sicilia, più di 500 dipendenti ed è in vita da oltre 30 anni, la prima grande azienda dell’ex presidente del Catania che poi sfocerà nella nascita degli Hard-Discount. Secondo quanto accertato dalla procura ha un’esposizione debitoria di oltre 90 milioni di euro di debiti.
Grazie al successo delle catene di supermercati, Pulvirenti volge lo sguardo altrove: trasporti e calcio. Prima fonda Finaria, che diventa dopo la holding, e dopo diventa il patron prima dell’Acireale e dopo del Catania, con la quale arriverà anche in Serie A. Durante la presidenza del Catania, i sogni più grandi: l’Europa, un sogno molto grande che Pulvirenti ed i rossoazzurri sfiorano con campioni come Papu Gomez e Lucas Castro tra i tanti.
Come gioielli di famiglia, i Pulvirenti annoverano due meravigliosi hotel nel mare di Taormina che vengono identificati come “i primi beni sacrificabili” per risanare l’economia finanziaria. Adesso i debiti per l’ex numero uno del Catania che dopo i debiti finisce anche in manette per bancarotta, il tutto sarà seguito dall’epilogo della perdita delle proprie aziende e, soprattutto, del suo Catania.
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