L’articolo di Fabrizio Berté su Repubblica narra la storia di Carmelo Mancuso, dal grande Milan alla nuova esperienza in panchina con l’FC Messina.
Il Football Club Messina, smaltita la delusione per la mancata riammissione in C, riparte dal tecnico palermitano, ormai messinese d’adozione, Carmelo Mancuso.
Lui che ha cominciato la sua carriera in panchina in Eccellenza, all’Atletico Catania e che ha guidato poi per un triennio la formazione Primavera del Messina, quando il team militava in A. Tanti i giovani che oggi costellano il club, e un budget ridotto, ma un entusiasmo che non manca al tecnico palermitano.
Mancuso sfogliando il cassetto di ricordi, ne ha tanti da annoverare: estate del 1985, e il Milan di Liedholm acquistò un imponente terzino sinistro siciliano dal Messina, e assieme a lui il campione del mondo “Pablito” Rossi dalla Juventus:
“Era il primo Milan di Berlusconi – ricorda – che rilevò la società portando con sé Galliani e Braida, gettando le basi per costruire quello che sarebbe diventato uno dei club più vincenti nella storia del calcio. Io ero giovanissimo e ho avuto la fortuna di giocare con Paolo Rossi. Sorrideva sempre, viveva il calcio con amore e con la giusta leggerezza. E da campione del mondo trattava allo stesso modo i giovani, come me, e i senatori come Baresi e Tassotti“.
Nello stesso ruolo suo giocava un certo Paolo Maldini, che ne frenò l’ascesa in rossonero, ma non mancarono le soddisfazioni, come quella di arginare Maradona:
“In quella stagione giocai contro il Napoli sia all’andata che al ritorno. A San Siro Liedholm decise di schierarmi al posto di Evani e ricordo ancora il boato del pubblico quando di testa anticipai Maradona ripartendo in contropiede“.
Tanti gli allenatori che hanno formato Mancuso, ma chi è rimasto impresso è sicuramente Franco Scoglio, il “Professore”:
“Era un innovatore e aveva idee che anche oggi attualissime. Ma aveva un difetto:
per lui esistevano solo 11 giocatori, al massimo 12. Una volta mi fece giocare infortunato, ma per lui avrei dato tutto“.
E come dimenticare la parentesi al Messina: “Avevamo un rapporto speciale. Ero uno dei suoi “bastardi” e sfiorammo la serie A. Il “Celeste” era un fortino inespugnabile.
Il calcio di allora era diverso, più umano e genuino, non si giocava per la fama e per i social, ma per il mister, per i compagni e per la maglia. E mi manca quel calcio. Il calcio di Paolo Rossi e Diego Maradona. E di Scoglio“.
Adesso Carmelo Mancuso è ritornato nella sua Messina per scrivere una nuova pagina di storia e regalare un’altra emozione diversa da quella del passato, ricca delle esperienze maturate e vissute.
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