Davide e Golia scendono in campo. Il borgo del miracolo calcistico sulla strada di chi giocava in Uefa.
Dal Valdiano al San Tommaso la storia del Palermo è piena di sfide a squadre di piccoli centri.
Questo il titolo di Repubblica, oggi in edicola.
L’articolo di Salvatore Geraci mette in evidenza la domanda di un tifoso che alla sfida di domani o ancora prima abbia esclamato: “Monterosi chi? Dove e quando?“
Il riferimento al prossimo avversario della squadra di Filippi: colore bianco e rosso, una rosa rossa contro l’aquila e una trasferta assolutamente inedita. Per un Palermo che ha vissuto tanti anni fra serie A ed Europa prima ovviamente del fallimento e della rinascita.
Adesso forse è il Palermo, che teme queste sfide e con curiosità guarda ai padroni di casa, e ritorna un alone del passato. Il direttore generale è Fabrizio Lucchesi, un attore di quel periodo oscuro di Viale del Fante.
Un solo obiettivo contro il Monterosi Tuscia: vincere.
Ma guai a sottovalutare l’avversario, che giocherà con pochi tifosi al seguito visto che si giocherà a Viterbo. All’esordio ha fermato la squadra di Zeman, poi ha nettamente perso con il Bari, poi ha nuovamente perso contro il Campobasso in una partita rocambolesca, prima di sfiorare una clamorosa rimonta, poi il pareggio contro il Potenza, dove il sogno della vittoria è svanita quasi allo scadere.
Ma se nel recente passato incroci di questo tipo ne sono passati eccome ai tempi di Pergolizzi, dal San Tommaso (quartiere di Avellino) sino al Roccella, o Biancavilla con 23mila anime, andando a ritroso è ancora più dura trovare episodi.
Con Zamparini è solo gloria, ma rimane impresso lo scontro con l’Albinoleffe del 2003-2004, 17mila abitanti da pochi anni costituita e che una volta in B avrebbe affrontato la Juventus e sfiorato la promozione in A ai play-off. Al tempo era considerata una Cenerentola.
Andando a ritroso si può ritornare alle stagioni 1996-97 e soprattutto a quella 1987-88. Prestazioni tanto negative quanto positive.
Nel 1997, il Palermo retrocede e una delle ultime speranze svanisce proprio a Castel di Sangro, 6.629 abitanti: batosta inattesa (0-1), preludio all’esonero di Arcoleo. La fine del Palermo dei picciotti. Storia e passione. Una partita che il presidente Ferrara seguì passeggiando fuori dallo stadio in una giornata da tregenda.
Solo dieci anni prima il Palermo era reduce da un altro fallimento: Caramanno e Nuccio sono i condottieri di una stagione trionfale dopo una facile partenza, in trasferta contro il Valdiano di San Rufo (vittoria in rimonta con Casale e D’Este), 1675 abitanti provincia Salerno, e in casa contro il Pro Cisterna per
3-0, doppietta di D’Este e Nuccio.
Incappano però a Crotone, che ai tempi si chiamava Kroton, in una sconfitta pesantissima: 2-4.
Episodi che a volte terminano nel modo più aspettato, calcio che è anche bello raccontare nella sua impossibilità. Dove per una volta o forse anche più, Davide batte davvero Golia, e non è solo una favola.
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