L’allenatrice della Fiorentina Women, Patrizia Panico, ha rilasciato una lunga intervista ai microfoni de L’Ultimo Uomo, interrogata sugli ostacoli che si incontrano per intraprendere questo tipo di carriera in Italia.
Panico ha dalla sua parte un’esperienza considerevole nel calcio professionistico, che le ha consentito di entrare nel mondo del coaching subito dopo il ritiro. Se una donna o un uomo vuol fare questo mestiere, deve ottenere un patentino al termine di un corso. Corso che costa 8 mila euro e che prevede una graduatoria finale, la quale si caratterizza per punteggi diversi conferiti in base alla precedente carriera calcistica. Sotto questo punto di vista le differenze con gli allenatori apparentemente sono nulle, ma è chiaro che è molto più facile per un uomo entrare nel professionismo calcistico, oltre che rimanerci fino al ritiro.
PANICO: “PER LE DONNE PIU’ OSTACOLI CHE AGEVOLAZIONI”
Panico ha voluto raccontare la propria esperienza e quella di altre colleghe, per dare uno spaccato delle difficoltà che una donna incontra più spesso rispetto agli uomini. Le sue parole: “Nel corso UEFA A PRO c’ero solo io come aspirante allenatrice. La forte difficoltà è più dovuta alle questioni che riguardano l’accesso al corso. I punteggi vengono conteggiati in maniera totalmente diversa fra il maschile e il femminile. La principale barriera è dovuta a questo e non tanto al risvolto economico o di opportunità successive. Questi sono aspetti antecedenti rispetto al fatto di scegliere o meno di accedere al corso allenatori. La verità è che per le donne ci sono più ostacoli che agevolazioni. I miei anni di carriera sono stati tanti e io sono riuscita ad ottenerlo grazie a questo. Ma per una donna è difficile arrivare a maturare questi numeri.”
“UN CALCIATORE HA MAGGIORI CHANCE ECONOMICHE PER SOSTENERE IL CORSO”
Panico ha voluto considerare anche l’aspetto economico, di certo non secondario ai fini dell’accesso al corso. La sua esperienza: “Quando un calciatore arriva a fine carriera i guadagni che ha ottenuto sono molto maggiori rispetto a quelli di una donna e andare a fare il corso UEFA PRO, che ha dei costi elevati, senza sapere cosa accadrà dopo. Credo che possa incidere nella scelta di farlo o non farlo”.
In conclusione, l’allenatrice ha detto la sua sulle possibilità che ha di esser chiamata al posto di un allenatore. “Quando i risultati di una allenatrice donna tardano a arrivare, questo ritardo si tende ad attribuirlo al fallimento dovuto al genere. Non al fallimento della persona. Però quando fallisce un allenatore, può essere succeduto da una donna o da un uomo. Invece ho notato che tutte le volte in cui c’è una successione di una panchina di una donna, quello che viene dopo è sempre, automaticamente, un allenatore uomo“.
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