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Palermo, il segreto si chiama “solidità”: e i teorici del bel gioco?

A mente fredda, di lunedì, il giorno dopo la “gloria”. Il day after di una giornata, quella del 14 novembre 2021, che ha consacrato il Palermo squadra matura di questo campionato. Un campionato lunghissimo, certo, che dovrà ancora presentare ostacoli infiniti (sacrosanto), ma che adesso non si presenta più come un muro invalicabile. Il Girone C sta prendendo confidenza con il Palermo, o forse è il contrario; non lo sappiamo. Quel che è certo è che dopo quasi due anni, i rosa hanno capito come stare in questa categoria. Come starci da protagonisti, non come anonimi personaggi.

Il Palermo, Filippi nella fattispecie, ha capito che forse il bel gioco non serve. È questo è stato chiaro fin dall’inizio. Diciamolo chiaramente: questa squadra giocava meglio con Boscaglia. Ma l’estetica lasciava spesso spazio al numero “0”, sulla casella dei punti conquistati. E allora no, meglio cambiare. Filippi ha insegnato l’arte della compattezza, della solidità. E oggi la vera forza del Palermo è proprio questa.

Il cinismo, la spietatezza. Se stai in una trattoria, inutile fare il raffinato, meglio essere ruvidi. Ecco la Serie C è la trattoria del calcio. E non serve mica essere raffinati, basta essere solidi, di sostanza. Un anno fa, forse, l’arrembaggio del Potenza si sarebbe tradotto nel gol del pari. Ieri non è stato così, perché oggi, parliamo di un Palermo diverso nella testa, nella consapevolezza. Allora non solo si resiste, ma si riesce a chiudere anche la partita in contropiede, di giustezza. Tutto perfetto insomma. Chapeau.

Resta da capire, dove siano finiti i fautori del bel gioco, i teorici, quelli raffinati, coloro che si presentano in giacca e cravatta in una taverna piena di insidie. In sordina, adesso stanno in silenzio. Non hanno il coraggio di parlare e non vogliono credere che con questo gioco, così semplice apparentemente, il Palermo sia la seconda forza del campionato. Non credono ai loro occhi. Eppure era cosi semplice, capire che bisognava essere tosti, non belli, pragmatici, non filosofi. Forse ci voleva un “brutto” per farlo capire, l’uomo da 1,93 punti di media da quando siede sulla panchina del Palermo. L’uomo semplice, da trattoria, “tavernicolo”. Del resto, il Bari è primo e non ha certo un gioco spumeggiante. Che questo basti per sognare? Il cammino è lungo, ma da oggi è un Palermo che sa stare in taverna, adatto alla ruggine di questo mondo.

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