Palermo, lite De Rose-Marconi: non è sintomo da “spogliatoio spaccato”

Chi lo ha detto che da una lite si devono trarre sempre conclusioni morbose? Certo, non è stata una scena strardinaria, di quelle che resteranno tra le cose positive nella storia del Palermo, però a questo punto della stagione pure una discussione animata, può far riflettere. E tanto. Siamo al termine del match tra Palermo e Taranto, il risultato è già acquisito e il centrocampista ex Reggina commette un fallo ingenuo quasi a limite dell’area, all’altezza della linea di fondo campo. Destino vuole che il Taranto, proprio dagli sviluppi di quel calcio da fermo, trova il gol del 5-2, nel modo più rocambolesco possibile.

Alla fine della gara i due borbottano, hanno qualcosa da dirsi. Non è un azzardo definirlo un litigio “senza l’uso delle mani”. Un litigio “civile”, ecco. Ma pur sempre si è trattato di uno scontro tra due compagni di squadra. Qualcuno ci ha visto dentro uno “spogliatoio spaccato”, altri dicono che da quando c’è Baldini la squadra non è più unita. Le tante formazioni diverse schierate fin quì, lo sfogo post Potenza, hanno fatto male alla squadra e all’ambiente. Insomma chiacchiere, tanto che in conferenza stampa Accardi definisce Baldini essere un “padre” e Nardini dedica la vittoria al tecnico di Massa Carrara, assente per Covid.

Nella lite De Rose-Marconi, noi ci vediamo altro: la voglia, da parte di qualcuno, di voler lavorare ancora sui dettagli. Di voler migliorare le piccolezze, che piccolezze non sono. L’impegno, a non voler prendere sempre quei maledetti 2 gol a partita anche se l’altra porta è stata bucata ben 5 volte. Perchè non sempre, capita di farne 5 all’avversario. E allora continuando di questo passo trionfi di questo tipo resteranno solo un’eccezzione. Marconi voleva far capire questo a De Rose, che forse dall’altro della sua esperienza si è pure irritato. Come a dire: “Ma guarda questo, a me dice queste cose, che sono uno dei più vecchiotti”. Roba da campo, insomma. Roba da chi, a questo Palermo ci tiene ancora. Nonostante tutto.

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