Georges Perec, scrittore francese di fine 900’, scrisse un libro dal titolo “Mi ricordo”, frammenti di una autobiografia in cui memoria e ricordo si abbracciano, fondendosi.
E anche io, mi ricordo. Ricordo il Barbera pieno, quando avevo appena 12 anni, per la semifinale di coppa Italia contro il Milan. I giornali per terra, la gente seduta sui gradoni e i posti prenotati da me occupati già da tante ore.
Mi ricordo la scintillante gioia al gol di Migliaccio: gli abbracci, le urla, la commozione. L’attesa e la tachicardia, un ritmo cardiaco sconosciuto per chi ha 12 anni. Perché da piccoli l’unico dovere che ti impongono è uno: sognare. E ti senti quasi in difetto a doverlo fare, perché fremi dalla voglia di diventare grande. Non sapendo che poi c’è solo una grande confusione, in cui scelta e impegno mettono paura.
Io mi ricordo la finale del 2011 all’Olimpico, seguita in una fredda sera norvegese, in streaming, sentendo i 40mila che per una sera hanno reso Roma un’altra città. Però mi ricordo anche l’anno della retrocessione. Le sconfitte già programmate, le attese confermate e le speranze disilluse. La memoria e il ricordo sono cose che possono fondersi, ma in fondo sono cose completamente diverse.
E mi ricordo l’anno della retrocessione in C, della penalizzazione, quindi del fallimento. Il silenzio che lascia spazio al dolore. L’amore e la fede che non trovano più parole per esprimersi. Perché in fondo, per certe cose, le parole non bastano. Oggi, anche un po’ inaspettatamente, l’entusiasmo aleggia ogni istante nelle menti dei tifosi rosanero. Forse la cessione, forse la possibilità di giocarsi la promozione in Serie B. Forse, forse, forse.
A volte le verità non servono, o comunque è difficile trovarle. Bisogna solo abbracciare il presente, che sa essere sorprendente, come in queste ultime settimane. Io mi ricordo di Frosinone, del panino caldo con la porchetta mangiato in tarda notte. Le lacrime trattenute e l’inizio di un epilogo che nessuno avrebbe mai voluto. Ma tocca pensare al presente, per fortuna. E oggi, io, voglio costruire un nuovo ricordo. Che, come ogni pagina di storia, può svilupparsi passo dopo passo. A partire da sabato, al Barbera.
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Bravissimo, Dario. Pensa un attimo a cosa possa provare chi mise piede allo stadio la prima volta in occasione di un Palermo-Messina 1-1 con gol di Carlo Crippa. A chi amava Stecco Ferretti, Torero Camomillo, il Reuccio di Resuttana, u’ Biunnu e Vitogol. Pensa a chi subì il “tiè” di Altafini sotto la Nord, a chi odierà il Bologna in eterno, a chi pianse quando cancellarono il Palermo per due volte. La tua squadra ti accompagnerà in tutte le stagioni della vita; le sarai fedele per sempre, più di quanto potrai esserlo verso qualsiasi altra cosa. Posso solo augurarti un amore altrettanto grande, ma meno tormentato e doloroso di quando sia capitato a quelli delle mia età. Complimenti per il tuo pezzo.
Gentilissimo Vito, ti ringrazio per i tuoi preziosi complimenti. Li accolgo con la massima gioia.
Spero davvero che questo amore possa essere grande, credo basti questo. Anche il dolore, forse, è un binario che coinvolge l’amore. Bisogna saperlo sopportare.
Speriamo per il futuro, che possa essere gioioso. Per tutti.
Ti abbraccio.