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Da Barbera a Mansour, storie di Presidenti e proprietari del Palermo

Palermo – Da Barbera a Mansour, storie di Presidenti e proprietari

Centoventuno anni di storia e quasi sessanta presidenti. Sedici nell’ultimo mezzo secolo, ovvero quello che abbiamo deciso di prendere in considerazione in questo pezzo.
Nell’immaginario dei tifosi rosanero il Presidente, con la P maiuscola, è sempre stato uno, ovvero Renzo Barbera.

Se non altro perché è quello che più a lungo, insieme ovviamente a Maurizio Zamparini, ha guidato il Palermo. Barbera infatti è stato al timone della società rosanero dal 1970 al 1980, ovvero prima che iniziasse un periodo che al rosa affiancherà sempre più il nero di una cronaca che con quella sportiva aveva poco a che fare.

 

Il dopo Barbera …

Chiusa con grande dolore e tristezza la sua esperienza Renzo Barbera, infatti, cedette la società all’ imprenditore edile ed alberghiero Gaspare Gambino: lo stesso fu coinvolto in diverse inchieste giudiziarie ed anche arrestato nell’ ambito dell’inchiesta sulla Cram, la Cassa rurale e artigiana di Monreale che, secondo gli investigatori, era nelle mani di Cosa nostra.

Subito dopo di lui toccò all’imprenditore Roberto Parisi, titolare dell’Icem, società che sin dal 1970 aveva in appalto la manutenzione degli impianti di illuminazione pubblica della città di Palermo, che fu ucciso in un agguato di mafia.

L’omicidio di Parisi fu l’inizio della fine perché a lui subentrarono Franco Schillaci e Salvatore Matta, rispettivamente con l’82% e il 18% delle quote, che portarono la società, coinvolta anche nello scandalo del calcio scommesse, al fallimento tant’è che per un anno Palermo resto senza calcio.

Ecco perché l’annuncio ufficiale ci sarà “solo” il 1° luglio

Nel 1987 si riparte con una nuova società guidata da Salvino Lagumina allora presidente dell’Associazione industriali di Palermo che ebbe un peso determinante nel ritorno del calcio in città.

Dall’89 al 2000 alla guida della società di viale del Fante si alterna il duo Polizzi-Ferrara ed anche in questo caso non mancano i guai giudiziari. Il primo addirittura arrestato, il 18 luglio 1997 due anni dopo aver ceduto le sue quote all’ex socio, per concorso esterno in associazione mafiosa, il secondo iscritto nel registro degli indagati.

 

Gli anni duemila …

Nel 2000 sembra che la storia per una volta possa cambiare, il Palermo entra nell’orbita del presidente della Roma, Franco Sensi, che al timone della società rosanero piazza Sergio D’antoni. Un biennio che precede la prima vera svolta dell’epopea rosanero.

Il 21 luglio 2002 sbarca in Sicilia Maurizio Zamparini che formalmente presiederà la società fino al 27 febbraio 2017 prima che nuovamente il malaffare torni a far capolinea nelle vicende di casa rosanero.

Nel 2019, Zamparini che è comunque ancora proprietario della società di viale del Fante, viene infatti posto agli arresti domiciliari con l’accusa di falso in bilancio e autoriciclaggio.

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Nel frattempo alla carica di massimo dirigente si alternano una serie di personaggi, Baccaglini, Giammarva, Richardson, Foschi, Albanese che la gente ha fatto di tutto per dimenticare considerata la fine ingloriosa che hanno fatto fare al Palermo.

Nel 2019 si riparte dalla serie D e lo si fa con un imprenditore, palermitano, che prima di tutto è un grande tifoso rosanero.

Dario Mirri guida la società alle cui spalle nella compagine azionaria ci sono l’azienda di famiglia, la Damir, e l’imprenditore Tony Di Piazza, oltre lo stesso Dario Mirri e con una piccolissima quota l’associazione AmiciRosanero rappresentante della quota popolare.

Ci crederò solo quando vedrò il City sul prato del Barbera

Il resto è storia di questi giorni, una storia nuova e che promette di essere “brillante” come non mai. Con Dario Mirri che almeno all’inizio di questa nuova avventura resterà presidente ma con una compagine societaria, tra le più forti al mondo, formata dal City Football Group dello sceicco Mansour e dallo stesso presidente in qualità di socio di minoranza con l’Associazione AmiciRosanero che continua a detenere una quota sempre più simbolica ma certamente reale.

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