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Palermo, un amaro risveglio

Palermo, un amaro risveglio

La sconfitta con il Lecco ha rappresentato un amaro risveglio per il Palermo e per chi tiene alle vicende della squadra rosanero, forse più amaro di quanto ci si sarebbe potuti aspettare e, di certo, l’aver giocato di domenica non ha aiutato a smaltire la rabbia e la delusione.

La nuova settimana inizia subito e la partita con la Sampdoria di sabato prossimo è assai vicina per potere riflettere troppo su ciò che è stato, anche se perdere con l’ultima in classifica non è mai bello, soprattutto se ti chiami Palermo e ambisci a traguardi prestigiosi.

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Quali le causa di tanta amarezza

Perché allora tanta amarezza al di là del dovuto per una squadra che comunque è ancora nei piani alti della classifica? Quale la spiegazione di tanta rabbia social volendo provare una sorta di psicanalisi inversa del tifo rosanero?

Non si è psicologi chiaramente, ma chi segue le vicende del Palermo da tanto tempo qualche ragionamento più ampio potrebbe anche farlo, magari facendo qualche passo indietro e non soffermandosi solo sugli ultimi novanta minuti giocati.

Partiremmo allora dal constatare come, nonostante lo straordinario inizio di campionato, una buona fetta della tifoseria rosanero non abbia mai del tutto riposto l’arma nei confronti della guida tecnica, dando sempre l’idea di una sorta di tregua armata.

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Il motivo di questa situazione se da un lato è ascrivibile alla proverbiale passionalità della piazza palermitana, dall’altro trova giustificazione nelle prestazioni della squadra osservate in circa cinquanta partite con il tecnico di Bagnolo Mella alla guida.

Un mezzo centinaio di gare in cui, va detto con onestà intellettuale, raramente il Palermo ha brillato per gioco e sagacia tattica, mostrato spesso importanti limiti in fase di costruzione del gioco, soprattutto tra le mura amiche contro avversari ben organizzati in fase difensiva.

La scorsa stagione si è chiusa addossando le “colpe” dei risultati fin troppo altalenanti alla modestia della rosa a disposizione del tecnico, che quindi è stato dalla società confermato e investito della responsabilità di costruire il nuovo organico, in linea con le proprie idee tattiche e soprattutto con i prestigiosi obiettivi societari.

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E veniamo al secondo motivo di tanta amarezza, ovvero il timore o chiamiamola paura, che quella rosa indubbiamente nettamente più forte dello scorso anno, possa da sola non bastare per il grande salto di categoria.

L’importanza di guardare avanti

Timore forse eccessivo, perché se da un lato la sconfitta con il fanalino di coda Lecco e l’unico punto in due partite in casa rappresentano un preoccupante campanello d’allarme, dall’altro è anche vero che il Palermo deve sempre recuperare una partita in casa con il Brescia e tutto sommato si trova ancora nella parte altissima della classifica.

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La serie B come noto è un campionato molto lungo e lo stesso Genoa lo scorso anno ha trovato il modo di farcela anche cambiando in corsa guida tecnica, dopo un girone d’andata deludente.

Non bisogna quindi arrendersi mai…tifoseria, addetti ai lavori, ma soprattutto squadra e tecnico devono avere ben a mente le parole dell’informatico statunitense Randy Paisch “ogni ostacolo è lì per un motivo preciso. Non è lì per escluderci da qualcosa, ma per offrirci la possibilità di dimostrare in che misura ci teniamo”.

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