Valerio Di Cesare, 41 anni, capitano del Bari. Matteo Brunori, 29 anni, capitano del Palermo: trovate le differenze. Dodici anni di età dirà qualcuno. Vero, la carta d’identità dice questo ma sarebbe troppo semplicistico. Non è questo che li rende diversi. La differenza sta nel fatto che uno, il primo, ha dimostrato cosa vuol dire fare il capitano, anzi essere il capitano, l’altro, il secondo, ha invece fatto solamente il capitano. Fatto nel senso che ha portato la fascia al braccio e nulla più.
Di Cesare ha letteralmente salvato la sua squadra dalla Serie C permettendole di centrare una salvezza a un certo punto quasi insperata. E questo non solo con gol pesantissimi ma soprattutto con parole nei confronti dei compagni che hanno finito per fare la differenza.
Brunori, la fatica del capitano
Brunori quasi mai è stato capace di farlo men che meno, se si eccettuano i play off di C, di trascinarla come un capitano vero, un leader, dovrebbe fare a parole e soprattutto con i fatti. Ma riavvolgiamo il nastro fino ad arrivare al punto di non ritorno, a quello che ha probabilmente messo una distanza siderale tra lui e i tifosi del Palermo, a quello che ha messo, verosimilmente e definitivamente, la parola fine alla sua avventura in maglia rosanero.
Il post partita col Venezia dà indicazioni chiare
È appena finita la gara di Venezia e, come capita in occasioni come queste, tocca al capitano metterci la faccia davanti ai microfoni che nel caso specifico sono quelli di Sky. Dallo studio chiedono a Brunori quali siano stati i motivi di questi alti e bassi del Palermo?: “La piazza di Palermo ti fa sentire veramente giocatore e in un attimo ti può distruggere. Quindi sicuramente c’è mancato un po’ di equilibrio in tutto l’anno. Abbiamo avuto troppi alti e bassi ed in Serie B non te lo puoi permettere”.
Se la prima parte è innegabile un clamoroso autogol, di quelli che ti costano, chessò, la Champions League, è la frase “in un attimo ti può distruggere”. Ti può distruggere una piazza che ha sempre riempito gli stadi in casa e fuori non facendoti mai mancare il proprio supporto? Ti può distruggere una piazza che ti ha sempre trattato come un idolo? Ti può distruggere una piazza che non ha quasi mai contestato e che nelle poche volte che lo ha fatto ha dimostrato durezza ma senza andare oltre? Ti può distruggere una piazza che avrebbe dovuto rimproverarvi certi atteggiamenti in campo davvero intollerabili e che invece nonostante tutto ve li ha perdonati?
Le colpe del numero nove
E no quello che ha distrutto tutto è stato Brunori, capitano ma mai davvero capitano perché un capitano ci mette la faccia, sempre. Un capitano si assume le responsabilità, sempre. Un capitano non si tira mai indietro, mai. Un capitano lo spogliatoio cerca in tutti i modi di cementarlo senza vezzi da prima donna, sempre. Un capitano in campo cerca di avere un atteggiamento positivo e propositivo e non supponente ed indisponente, tante, troppe volte. Un capitano non dice certe cose senza pensare alle conseguenze e soprattutto assumersi le responsabilità. Un capitano non lascia la barca mentre sta affondando, mai.
E’ proprio riprendendo questo ultimo concetto, ancor più grave è stato il suo “chiamarsi fuori” a partita in corso per un infortunio. Un infortunio? Salvo poi uscire dal campo fresco come una rosa.
Il confronto con i capitani del passato è doveroso
Evidentemente Brunori non avrà mai avuto raccontato ne avrà mai visto, strano davvero strano, quello che fece, ad esempio, Miccoli che da capitano su una gamba sola calciò il rigore nella famosa gara con la Sampdoria che poteva valere la qualificazione in Champions.
Zauli, Corini, Barzagli, Miccoli, Barreto, Sorrentino, solo per citarne alcuni, questi sono stati i capitani del Palermo negli ultimi anni. Si capitani con la C maiuscola quella che mai ha avuto e mai avrà Brunori, bomber che resterà nella storia del Palermo ma di certo non nei cuori dei tifosi palermitani.
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