Cresciuto nel mito di Jay-Jay Okocha, osservando e tifando il Barcellona di Ronaldinho, oggi guidato da Ronald Koeman che lo ammirò da piccolo. È la storia di Mamadou Kanoute, esterno d’attacco senegalese classe 1993 di proprietà del Palermo. Un titolare inamovibile dei rosanero che con la sua forza e velocità aveva conquistato già diversi anni fa Koeman.
Questa l’apertura dell’intervista realizzata da Giovanni Mazzola per gianlucadimarzio.com. Vi riportiamo alcuni passaggi:
“Koeman era venuto in Senegal insieme al suo agente Ger Lagendijk. Mi portarono in Olanda: prima al Feyenoord, poi allo Sparta Rotterdam e all’Utrecht. Tutti volevano che restassi lì, ma ero minorenne e non potevo restare in Europa. Lagendijk, prima di sapere che fossi in Italia, era tornato in Senegal a cercarmi. Quando hanno saputo che ero in Italia, mi hanno raggiunto per provare a convincermi di nuovo ad andare in Olanda. La mia scelta era quella di andare in Olanda visto l’interesse di Koeman, ma mio padre voleva che restassi vicino a lui, per la mia crescita… mi volevano tante squadre – spiega -. Oltre al Benevento c’erano anche Roma, Parma e Fiorentina. Potevo andare a giocare nella Primavera della Roma, ma ho scelto Benevento insieme a mio padre e il mio procuratore. A livello calcistico mi sono trovato meglio, finora, a Castellammare di Stabia. Abbiamo fatto un gran campionato, ho maturato tanta esperienza. Chiesi io di andare a Vercelli per giocare con continuità, ma mi sono rifatto male. Quella fu una stagione particolare, ma allo stesso tempo bella per il debutto in Serie A e in Serie B. Con Auteri ho un ottimo rapporto, ancora oggi ci sentiamo ogni tanto – rivela Kanoute -. Mi ha dato tanto, mi ha migliorato sia come uomo che come calciatore. A Catanzaro, a livello personale, sono stati due anni bellissimi. A livello collettivo e di squadra abbiamo fatto meglio il primo anno. Palermo già mi piace, sento di trovarmi bene perché è una città stupenda. Siamo una grande squadra e il Covid ci ha fortificati. A prescindere da quello che abbiamo vissuto, però, siamo una squadra che si tirerà fuori da questa situazione. Per ora non dobbiamo guardare la classifica, poi la vedremo più avanti. Famiglia e fede per me sono tutto… Ancora non riesco a credere che sono padre. Guardando mio figlio mi emoziono sempre di più. Una persona non può essere felice se non ha la fede dentro. il mio sogno quello di giocare nella nazionale dove ci sono giocatori del calibro di Koulibaly e Mané”.
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