Antonino Speziale ha terminato di scontare la sua pena per l’omicidio preterintenzionale dell’ispettore di polizia Filippo Raciti, ucciso il 2 febbraio 2007 durante gli scontri davanti allo Stadio Massimino in occasione del derby Catania-Palermo. All’epoca dei fatti aveva 17 anni, mentre ora ne ha 30. Ha trascorso otto anni e otto mesi lunghissimi in carcere. In molti, tuttavia, non sono ancora convinti della sua reale colpevolezza.
Ad accogliere Antonino Speziale all’uscita dal carcere c’erano il padre, alcuni tifosi del Messina e la troupe de Le Iene, che in questi anni ha dedicato più di un servizio al caso Raciti. All’interno di essi venivano messi alla luce alcuni dei misteri relativi alle dinamiche della tragica morte dell’ispettore catanese, che secondo la giustizia sarebbe stato ucciso da una lesione al fegato provocata dall’impatto con un sottolavello in alluminio lanciato proprio dal giovane ultrà rossoblù e da Daniele Micale, che è stato condannato a 11 anni poiché ai tempi era maggiorenne e che adesso si trova già in semilibertà. La difesa imputa tuttavia il decesso dell’uomo all’impatto con una Land Rover della polizia. Tesi che lo stesso programma d’inchiesta ha sostenuto nel corso degli anni.
Antonino Speziale ha promesso all’inviato Ismaele La Vardera che racconterà quanto accaduto nel lontano 2007 e quello che ha passato negli anni successivi. “La mia condanna è stata un’ingiustizia e chi ha sbagliato pagherà con la giustizia. Spero si possa avere la riapertura del processo. A me è dispiaciuta la morte dell’ispettore, perché non si può morire per una partita di calcio. So di essere stato responsabile per la resistenza e di quello sono colpevole, ma della morte dell’ispettore no”, ha detto. Adesso, tuttavia, il suo unico pensiero è tornare ad abbracciare la sua famiglia. “La vita è bella, finalmente siamo arrivati alla fine di questo incubo. Prima o poi doveva arrivare”, ha concluso. Il servizio completo de Le Iene sulla scarcerazione dell’ultrà catanese andrà in onda questa sera su Italia Uno.
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