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“Mai stato colpevole”, gli ultras a fianco di Speziale: da Palermo a Messina

Antonino Speziale, a più di tredici anni dalla morte dell’ispettore Filippo Raciti, ha terminato di scontare la sua pena presso il carcere di Messina. L’uomo, che all’epoca dei fatti era minorenne, ha vissuto quasi nove anni di reclusione. In molti, tuttavia, non credono al fatto che egli sia colpevole di omicidio preterintenzionale come ha sentenziato la giustizia.

Dal lontano febbraio 2007, quando l’agente di polizia morì tragicamente nel corso degli scontri del derby Catania-Palermo, gli ultras di ogni parte della Sicilia hanno manifestato la propria vicinanza all’allora diciassettenne. Striscioni e maglie con scritto “Speziale libero”, nonché cori e messaggi che sostenevano la sua innocenza. I dubbi su cosa è accaduto quella notte, seppure in Tribunale la sentenza abbia confermato l’omicidio preterintenzionale, sono ancora tanti. Oggi, però, per tutti coloro che in questi anni hanno creduto fermamente nell’innocenza di Antonino Speziale è un giorno di festa.

All’uscita dal carcere erano presenti un gruppo di ultras del Messina. La tifoseria organizzata del Catania, invece, in attesa di riabbracciarlo da vicino, ha dedicato al tifoso rossoblù un lungo messaggio: “Tredici anni sono una eternità. In tredici anni puoi innamorarti, sposarti, fare figli, partire e cambiare vita; poi tornare indietro e ricominciare. Puoi sbagliare e ripartire da zero, cadere e rialzarti. In tredici anni puoi anche vivere una vita semplicemente normale. Alzarti, uscire di casa, andare a lavorare, fare una pausa al bar, vedere gli amici per una pizza, andare in curva per la partita. Giornate perfettamente identiche, forse noiose, ma vive. Quella vita che ad Antonino Speziale è stata negata, per tredici lunghi anni. Perché era il capro espiratorio perfetto: al posto sbagliato, nel momento sbagliato, ma perfettamente al posto giusto nel momento giusto per chi doveva trovare un colpevole qualunque fosse. Sono cose che molti dicono da anni. Dapprima gli ultras, poi il Ris di Parma, infine tanti giornalisti. Ma non è questo che importa oggi. Perché chi era certo dell’innocenza di Antonino Speziale per la morte dell’ispettore Raciti, continuerà ad esserlo. Ma oggi, che Antonino torna libero, è giusto pensare a sua madre e a suo padre, a tredici anni trascorsi con angoscia, ad una famiglia che non si è distrutta ma ha saputo andare avanti. E a lui, alla nuova vita che lo aspetta, tredici anni dopo averla avuta stravolta”, si legge sulla pagina La domenica allo stadio.

Il sostegno ad Antonino Speziale è arrivato anche da Palermo. “Tanti anni detenuto per una colpa mai avuta”, ha scritto la CNI.

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