L’idea originaria era quella di far rientrare a scuola i ragazzi delle superiori, riducendo del 50% la didattica a distanza, il 7 gennaio. Questo era il percorso da seguire in Sicilia e su scala nazionale, come dichiarato anche dal ministro dell’Istruzione Lucia Azzollina qualche giorno fa. Ma l’idea del governo non trovava la strada spianata dai governatori che, invece, spingevano per aspettare il monitoraggio dell’andamento del Covid-19 fino all’8 gennaio.
I contagi, i numeri in crescita, i ricoveri e l’incremento delle terapie intensive nei giorni successivi al Natale, non hanno però permesso il rientro degli scolari nei loro plessi scolastici. Così, si era optato per un ritorno l’11 gennaio, spostando il piano di qualche giorno rispetto all’idea primordiale. Se a livello nazionale quest’ultima ipotesi resta ancora valida, in Sicilia si va verso un’ulteriore slittamento.
Di pochi istanti fa infatti, la notizia che per almeno tre settimane la nostra regione si colorerà di “rosso”, causa un incremento notevole del numero dei contagi (tra i più alti d’Italia), un aumento dell’occupazione dei posti letto negli ospedali (molti dei quali al collasso) e non l’ultimo il dato che riguarda il tasso di positività: il più alto d’Italia.
Ergo, oltre alle mille restrizioni che il nuovo colore imporrà alla Sicilia, c’è da risolvere la questione scuola: quando si rientra? Dopo l’incontro, conclusosi qualche ora fa e nel quale erano presenti, oltre che il Cts e il presidente della regione Musumeci, anche l’assessore all’Istruzione Roberto Lagalla e alla Salute Ruggero Razza, è vivissima l’ipotesi di chiusura fino a fine mese con la conseguente insistenza sulla didattica a distanza. Questo, potrà allentare (anche se in parte) l’urgenza di somministrazione dei vaccini agli insegnanti e al personale scolastico.
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