Palermo – Perché è valsa comunque la pena sognare con Zamparini
I palermitani sapevano che non era un francescano ma ragionarono come con Berlusconi.
La gratitudine si andò annebbiando non per le vicende giudiziarie ma per i risultati deludenti.
Questo il titolo di Repubblica, oggi in edicola.
L’articolo di Maurizio Muraglia sottolinea come il calcio sia lo sport più democratico del mondo perchè seguito da professionisti e intellettuali così come dai ceti più “popolari”. Insomma il calcio annulla le differenze sociali e culturali e sa regalare emozioni e distrazioni anche a chi ha sulle spalle pesi e responsabilità nella vita quotidiana. Dal 2004, quando Zamparini arrivò a Palermo, si verificò un cambiamento importante: juventini, milanisti e interisti si unirono alla festa rosanero per la promozione in A. E iniziò il sogno dei palermitani che non fu effimero perchè la squadra diventava ogni anno più forte e se la giocava con le big di allora.
Caro Pres, eravamo distanti. Ma che scherzo è questo?
I palermitani sapevano bene che quell’uomo venuto dal Nord a regalare il sogno non era un
francescano, scrive Muraglia che fa poi il paragone con il successo di Berlusconi alle elezioni. Ai palermitani, come agli italiani, non importava degli affari di Zamparini, l’importante era che la squadra volasse in serie A. Quel Palermo era una droga, più se ne prendeva e più se ne voleva. Quando Zamparini cominciò a vendere i top player per far quadrare i bilanci, cominciarono i mugugni e la gratitudine iniziò a scemare. I palermitani furono svegliati bruscamente dal loro sogno e il distacco da Zamparini non fu causato dalle sue vicende giudiziarie o similari ma dalla mancanza di risultati sportivi. Ecco perchè, nel giorno della sua scomparsa, nessuno dimentica che quell’uomo venuto dal Nord ha contribuito in maniera determinante ad alimentare un sogno tutto palermitano.
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