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Maurizio Zamparini e quella linea sottile tra pietà, rancore e amore

Maurizio Zamparini non c’è più. Partiamo da questo triste dato di fatto per una riflessione che quest’oggi intende mettere l’accento sul diverso addio tributato dal tifo organizzato di Palermo e Venezia al vulcanico presidente prima della squadra lagunare e poi di quella siciliana.

Che Maurizio Zamparini non sia stato il presidente perfetto credo che sia sotto gli occhi di tutti. Le sue gestioni tecniche e sportive delle società che ha condotto sono state spesso piene di contraddizioni, lacune e mancanza di continuità economica nel momento in cui l’imprenditore si rendeva conto che nel territorio della propria squadra non era possibile costruire degli asset impiantistici e produttivi che potessero valorizzare il suo investimento. Su questo argomento, come già detto, non ci piove. Sarebbe inutile retorica, d’altro canto, continuare ad insistere sui grandi campioni portati da Zamparini in Italia e sui risultati conseguiti tra Venezia e Palermo.

IL RICORDO DI MAURIZIO ZAMPARINI TRA PALERMO E VENEZIA

Siccome non ci piace ripeterci, dunque, glissiamo su entrambi gli aspetti, positivi e negativi, della gestione tecnica e sportiva degli anni “zampariniani”. Ciò che ci preme sottolineare quest’oggi è l’atteggiamento completamente differente delle due tifoserie che dapprima hanno osannato Maurizio Zamparini, per poi screditarlo (a torto o ragione). Il tifo organizzato della curva nord superiore del Palermo ha voluto salutare l’ex patron con uno striscione breve, semplice ma abbastanza eloquente: “Da ogni critica sarai esonerato, nel bene o nel male da Palermo sarai ricordato. Rip Presidente!”. Un ultimo saluto ad un pezzo di storia del Palermo, forse il più importante di tutti i tempi. Sicuramente il più incisivo fino a questo momento.

Diversamente ha agito la tifoseria organizzata del Venezia che, in occasione del minuto di silenzio tributato per l’imprenditore friulano, ha voltato le spalle al campo in segno di protesta. Un gesto che ha destato parecchio scalpore a livello nazionale, e che potrebbe ancora fare parlare di sé per parecchio tempo. Il tifo, è ben noto, è una questione di pancia più che di testa. Nessuno infatti ha mai detto di essere interessato ad una squadra, bensì di esserne innamorato. E quando i sentimenti sovrastano la ragione, spesso si finisce per commettere azioni non sempre condivisibili e a volte errate.

Forse è questo il caso dei tifosi del Venezia. Ma al di là di ogni valutazione su quanto sia stato giusto o sbagliato l’operato di Zamparini tra Veneto e Sicilia, bisogna ricordare dei versi recitati da Fabrizio De Andrè che probabilmente riassumono alla perfezione ciò che ha portato la Curva Nord palermitana ad un ultimo affettuoso saluto all’ex Presidente rosanero: “Nella pietà che non cede al rancore, madre, ho imparato l’amore”.

Perché se anche il Buon Ladrone è stato perdonato da Gesù Cristo sulla croce in punto di morte, perché non deve accadere lo stesso per un uomo che, con tutte le sue contraddizioni, ha regalato gioie immense a piazze che fino a quel momento avevano vissuto ben poco il grande calcio?

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