Un’attesa infinita, lunga ben 11 giorni. Nel mezzo due partite, condotte da Stefano Di Benedetto. Una vittoria e una sconfitta, 3 gol fatti e 6 subiti. E un’eliminazione, ai 32esimi di Coppa Italia contro il Torino. Adesso inizia una nuova era, proprio a 6 giorni dall’inizio del campionato di Serie B. Primo step, il Perugia, al Renzo Barbera. In panchina siederà Corini, pronto alla sua terza avventura in maglia rosanero, la 2° da allenatore.
A tutto Corini: moduli e stile di gioco
Rivoluzionario e integralista allo stesso tempo. Predilige il 4-3-3, ma si adatta alle caratteristiche dei suoi giocatori. A Palermo, nel suo unico precedente da allenatore del club siciliano, utilizzò il 3-4-2-1, nonostante la difesa a 3 non si sposi con la sua idea di calcio. Capacità di adattamento; a volte, è questione di comprendere le dinamiche del gioco. Stile offensivo, ma tanto lavoro anzitutto sulla testa dei calciatori. Contano gli schemi, ma le sinapsi forse anche di più. L’obiettivo sarà quello di disegnare per la squadra un gioco funzionale, a tratti anche di qualità. Ma soffrire non è una vergogna. Il suo Brescia, in Serie B, vinse tante partite in modo sporco e lo stesso faceva il Lecce fantastico della promozione. Propositività, ma anche tanto equilibrio.
“Far lavorare” e rinforzare la squadra
Tutto, è chiaro che passi però dal mercato. 20 giorni ancora, per allestire una rosa importante. Nella diverse call tenutasi tra l’allenatore e la dirigenza del club, il “genio” avrà chiarito diversi punti sulla questione e chiesto giocatori all’altezza. Perchè “Palermo è Palermo”. Quante volte si è sentita questa citazione? Tante, è c’è un perchè. Stagione tranquilla, sì, ma mai perdere l’idea di poter sognare. Di poter credere, senza paura, alla Serie A. Già subito. Non è escluso che si possa partire, almeno inizialmente, con il 4-2-3-1, per non rivoluzionare totalmente quei meccanismi che i giocatori hanno fatto ormai propri e grazie ai quali si è raggiunta una fantastica promozione. Con il Perugia, sarà un Palermo simile a quello dello scorso anno. Serve tempo e serve “far lavorare”. Un mantra che in Italia trova poco spazio (troppo spesso).
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Il City Group non ha nessuna intenzione di accellerare il processo per salire di categoria ,ieri Rinaudo nell’intervista rilasciata nel pre partita delle sfida con il Torino è stato abbastanza chiaro ” il progetto è quinquennale”.