Settembre è per tradizione il mese in cui ritorna la Champions League, il torneo calcistico per squadre di club più ricco ed importante al mondo. La competizione a cui ogni appassionato sogna di assistere, per poter vedere da vicino i giocatori più famosi nel proprio stadio vestito a festa, e per poter cantare a squarciagola l’inno più conosciuto dello sport mondiale. I tifosi del Palermo hanno sfiorato questo sogno nel 2010, quando alla penultima giornata di quel campionato di Serie A si giocò al Barbera lo scontro diretto per il quarto posto contro la Sampdoria.
La squadra rosa, allora allenata da Delio Rossi, non riuscì a vincere quella gara che terminò 1 a 1 con reti di Pazzini e Miccoli, entrambe su rigore. In Champions League andò la Sampdoria, che fu eliminata al turno preliminare dal Werder Brema. L’anno dopo, la squadra blucerchiata retrocesse in Serie B, per ironia della sorte proprio dopo una sconfitta casalinga contro il Palermo.
Palermo, Il divieto Uefa alle multiproprietà e il caso Red Bull
Quando negli scorsi mesi il City Football Group ha acquistato il Palermo, i tifosi rosanero hanno ricominciato a sognare di poter tornare a lottare per obiettivi prestigiosi. Ma, subito dopo, fra i più pessimisti si è sparsa una voce. Sembrerebbe infatti che esista una regola che impedirebbe al Palermo di poter partecipare ad una qualsiasi coppa europea. Secondo questa regola, l’UEFA, ovvero il massimo organo calcistico europeo, che organizza i tornei e ne stabilisce le regole, vieterebbe le multiproprietà nelle proprie competizioni. In poche parole, poiché il City Football Group è già proprietario del Manchester City che gioca regolarmente in Champions League, nessun altra squadra della stessa proprietà potrebbe giocare nelle coppe europee.
L’altro caso in Europa
Fin qui tutto chiaro. Peccato però che da anni in Champions League giocano regolarmente Lipsia e Salisburgo, entrambe squadre di proprietà Red Bull. Le due squadre nel 2018 si sono addirittura trovate nello stesso girone di Europa League, costrette quindi a sfidarsi. Questo ha creato non poche polemiche, costringendo la Red Bull ad aggirare la norma citata poco fa: la multinazionale austriaca, infatti, risulterebbe proprietaria del Lipsia, mentre per il Salisburgo si tratterebbe solo di una sponsorizzazione. La squadra austriaca ha addirittura dovuto cambiare il logo, che era identico a quello del Lipsia, e il nome dello stadio per le partite europee. Così il Salisburgo di solito gioca alla Red Bull Arena, ma se gioca in Europa l’impianto si chiama Stadion Salzburg.
Questo per spiegare che i tifosi del Palermo possono dormire sonni tranquilli. Se un giorno, magari non troppo lontano, per il club di Viale del Fante dovesse presentarsi un problema simile, non sarà difficile trovare una soluzione.
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