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Diamanti: “City Group? Ecco quali sono le loro priorità”

Diamanti: “City Group? Ecco quali sono le loro priorità”

Alessandro Diamanti, ex giocatore del Palermo, ha parlato ai microfoni della BoboTv della sua esperienza in Australia, dove attualmente è l’allenatore della seconda squadra del Melbourne City, club appartenente al City Group come i rosanero.

Alle domande dell’ex bomber Christian VieriDiamanti ha risposto regalandoci un importante scorcio del modus operandi e della mentalità vincente del gruppo anglo-orientale. Ecco le sue dichiarazioni.

Le dichiarazioni di Diamanti

Sulla sua attuale esperienza in AustraliaAdesso alleno l’Under 23, la seconda squadra del Melbourne City. Qui hanno la paranoia dell’età: io gli dico sempre che non esiste piccolo o grande, ma buono o poco buono. Comando io? No, aiuto solo i ragazzi ad inseguire il loro sogno. C’è una grandissima differenza tra chi è appassionato veramente e chi non sa cosa fare della sua vita ancora. L’approccio allo sport è diverso qui: sono voluto rimanere qua perché il City Group mi ha dato una grande opportunità. Hanno una filosofia che mi è piaciuta molto, sono stato a Manchester dove hanno l’accademia ed è fantastica. A loro interessa formare i ragazzi, non vincere. Sia per farli rimanere nel calcio del conta e per venderli successivamente. Se vai là, capisci subito perché hanno successo“.

Sull’academy del Manchester City: “È fotonica. Si respira calcio. Qualche ragazzo fa anche la scuola lì. Ci sono alberghi, diversi campi da calcio: è un campus dove i ragazzi possono crescere liberamente. Giocano tutti sottoetà, perché sono tutti fortissimi e provano a metterli in difficoltà. Sul mio contratto con il City Group non c’è scritta la parola vittoria. Non perché loro non vogliono vincere, ma perché non è la priorità. Loro vogliono far crescere i giocatori a livello umano e sportivo”.

Sui giovani australiani” Io sono rimasto in Australia perché i ragazzi di qua sono tutti giocatori di calcio: tatticamente, fisicamente e tecnicamente. Il problema loro è che non sanno competere. Se si porta il miglior talento under 13 australiano in Italia, i ragazzi italiani lo mangerebbero vivo, perché per lui il calcio non nasce come una priorità”.

 

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